Filippo de Pisis è uno dei protagonisti della scena artistica italiana della prima metà del Novecento.
Cresciuto nell’ambiente colto della Ferrara dei primi del Novecento, il vero nome di Filippo de Pisis è Filippo Tibertelli pittore e scrittore italiano
Talento versatile, l’artista ferrarese è una figura senza confronti nelle vicende artistiche del Novecento italiano.
Filippo De Pisis e l’arte
Fu il poeta Corrado Govoni ad introdurlo nel mondo letterario. L’adesione dell’artista Ferrarese al futurismo avvenne con una certa ironia, quasi come dovuta, mentre la sua vocazione lo portava decisamente verso la metafisica.
Per De Pisis fu fondamentale l’arrivo a Ferrara di Giorgio De Chirico e del fratello Savinio che vennero ospitati nello studio del giovane artista.
Negli stessi anni ebbe occasione di frequentare anche Giorgio Morandi e di aderire all’interpretazione che della metafisica dava il maestro bolognese.
Savinio e De Chirico lo misero in contatto con quanto stava maturando nella contemporanea cultura francese e grazie a loro avviò relazioni epistolari con Apollinaire e Tzara fatto che contribuì non poco a creare forte fermento intellettuale in De Pisis e inevitabilmente nella sua elaborazione di un proprio linguaggio figurativo.
Filippo De Pisis non solo pittura
Fu il suo impegno nel copiare gli antichi maestri, in particolar modo i veneziani del Cinquecento, per studiarne la tecnica, ad assicurargli quel senso della materia che caratterizzò, di fatto, tutta la sua produzione.
De Pisis, oltre a dipingere, scrisse molto, famoso è La città delle cento meraviglie, un romanzo ambientato a Ferrara denso di suggestioni metafisiche pubblicato nel 1923.
È nello stesso periodo che scoprì gli affreschi di Giotto ad Assisi che spostarono la sua tecnica da una pittura dai toni smorzati e a composizioni solidamente costruite.
Filippo De Pisis a Parigi
Una volta trasferitosi a Parigi De Pisis si dedicò allo studio degli artisti romantici francesi, degli impressionisti e ancor più dei fauves ( un movimento artistico d’avanguardia, di pittori, francesi, che nella prima parte del Novecento diedero vita a un’esperienza di breve durata temporale, ma di grande importanza innovativa nell’evoluzione dell’arte,)
In questa fase il suo timbro cromatico divenne più raffinato, i temi preferiti rimangono quelli di sempre: le nature morte e, nei disegni, i nudi di ragazzi, questi ultimi ritratti seguendo un idea di bellezza d’ascendenza greca, che andava ritrovando , appunto nelle figure maschili dei giovani popolani.
Le sue inquietudini metafisiche dei primi dipinti, che suggerivano suggestioni oniriche mutano , trasformando le sue opere che acquisiscono un valore evocativo.
Filippo De Pisis e il successo
È dal 1935 che arriva il successo e De Pisis iniziò a partecipare agli eventi più significativi della vita artistica italiana, esponendo alle biennali veneziane e alle quadriennali romane.
La consacrazione arriva nel dopoguerra con la Biennale del 1948 durante la quale gli venne interamente dedicata una sala dove esporre le sue opere.
De Pisis fu un Instancabile viaggiatore, Filippo de Pisis ha anche vissuto e lavorato a Roma: una delle tappe, insieme a Milano, Venezia, il Cadore e soprattutto Parigi e Londra,
Affetto da una malattia psichica che lo costrinse al ricovero in una casa di cura, De Pisis terminò la sua esistenza dipingendo con discontinuità.
Proprio per lo stato in cui verteva l’artista le immagini acquistarono sempre maggiori trasparenze in contrasto con le sue fasi pittoriche precedenti
De Pisis amava ripetere :
“Alcune mie opere non sono che una specie di canovaccio delle mie poesie”,
Articolo scritto in collaborazione con il Comune di Ferrara