Il Club 27: quando l’amore per la musica ti può portare alla morte. Il 23 luglio del 2011, esattamente 10 anni fa, alle 15.53, Amy Winehouse viene ritrovata senza vita. Dieci anni senza la sua voce potente e sensuale, una delle rivelazioni dell’ultimo millennio, una stella eclissatasi troppo presto, perché a 27 anni, come aveva lei, si ha ancora tutta la vita davanti.
Sappiate che Amy non è l’unica ad aver avuto questo tragico destino, soffocata da ciò che l’aveva resa grande: sono diversi, infatti, gli artisti, alcuni dei quali divenuti vere e proprie leggende, miti del rock, ma che proprio come Amy si sono bruciati in fretta, morendo anche loro a 27 anni, forse incapaci di reggere emotivamente a quel successo che gli era arrivato addosso come un uragano, travolgendoli.
Un destino comune, fin troppo, tanto che negli anni ’90 cominciò a insinuarsi l’idea dell’esistenza di un club particolare, in quanto puramente fittizio, ma dei quali tutti sembrano far parte : il cosiddetto “Club 27”
Club 27: le origini del nome
Il termine “Club 27” venne coniato per la prima volta nel 1994, in seguito alla morte in circostanze misteriose di Kurt Cobain, leader di una delle rock band più in voga in quegli anni, i Nirvana.
Aveva 27 anni, e quando venne effettuata l’autopsia sul suo corpo subito per la polizia americana fu scontato che si trattasse di suicidio, dal momento che sul luogo del delitto fu trovato un fucile, e nel corpo di Kurt furono rinvenute una dose massiva di Valium e di eroina.
Tuttavia altri dettagli rinvenuti sulla scena del presunto reato, se così lo si vuol chiamare, fanno pensare invece che non si sia trattato di un suicidio.
La verità forse non si saprà mai, ma una certezza c’è: che proprio dalla storia di Kurt Cobain ha avuto origine il termine “Club 27”, perché l’età e le circostanze misteriose della morte di Kurt Cobain non discostano tanto da quelle che si celano dietro alle morti di una serie di altri grandi artisti, soprattutto del rock degli anni ’60 e ’70 (nello specifico si parla del periodo tra il 1969 e il 1971, anche se con la morte di Amy Winehouse, il periodo verrà esteso fino ai primi anni 2000) mancati a 27 anni e in circostanze misteriose e particolari: da qui il “27” (contrariamente all’immaginario comune, che può far pensare al numero come quello dei membri del club)
Le storie del Club 27: Jim Morrison
Uno dei membri di spicco del Club 27 è senza dubbio lui, Jim Morrison, leader dei Doors, sia perchè la sua morte, detiene il primato per essere una tra le più misteriose, sia perché proprio per questo e l’aver una J nel nome lo inserisce in una sorta di “mini club” : il J-27.
Una morte avvenuta il 2 luglio 1971, a 27 anni, quando Jim viene rinvenuto senza vita nella vasca da bagno del suo appartamento di Parigi dalla fidanzata: le indagini successive individueranno in una crisi cardiaca, probabilmente causata da un mix di alcol e di una droga potentissima, la “China White”, molto in voga all’epoca nel giro dei cantanti rock di quegli anni, e che vedremo avrà un ruolo importante se non addirittura determinante, nella morte di altri due membri del cosiddetto “club J-27”: Janis Joplin e Jimi Hendrix
Le storie del Club 27: Janis Joplin e Jimi Hendrix
“Puoi distruggere il tuo presente preoccupandoti del tuo domani” : ad oggi, queste parole pronunciate da Janis Joplin potrebbero suonare quasi come un presagio, quella della scomparsa di un’autentica diva del rock ma non solo (nel 2008 è stata inserita nella lista dei 100 cantanti più importanti di tutti i tempi dalla celebre rivista Rolling Stones), che il successo e la fama forse l’hanno resa fragile come una giovane artista alle prime armi tanto da permettere a delle ombre oscure di avvolgerla e non lasciarle scampo.
Quel 4 ottobre del 1970, quando Janis viene rinvenuta senza vita stesa sul pavimento della sua stanza, la cosiddetta “ombra” è un’overdose di China White, la stessa droga che di lì a poco tempo si sarebbe portata via appunto Jim Morrison, ma che ancora prima si era portata via un altro J altrettanto grande: Jimi Hendrix.
Jimi, classe 1942, ancora oggi è considerato uno dei principali innovatori nell’uso della chitarra elettrica nella musica rock, nonché un guru per molti artisti del genere. Una vita fatta di successi uno dietro l’altra, ma anche qualche ombra, talvolta talmente oscura che ti avvolge e non ti lascia più, quella forse legata all’incapacità emotiva di gestire un successo così grande. Un’ombra che per Jimi sopraggiunge la mattina del 18 settembre 1970, quando viene trovato morto nell’appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel di Londra, al 22 di Lansdowne Crescent. Una morte avvenuta, stando alla testimonianza della fidanzata, per un improvviso conato di vomito causato da un cocktail di alcool e tranquillanti che avrebbe letteralmente soffocato Jimi fino ad ucciderlo.
Quelle di Kurt, Jimi, Jim e Janis, così come quella di Amy, anche se più recente come periodo rispetto agli altri 4, sono solo le più famose delle storie che hanno coinvolto grandi musicisti morti tutti a 27 anni in circostanze più o meno particolari, quindi rientranti nel “Club 27”: da Robert Johnson a Rudy Lewis passando per Brian Jones
Alan Wilson, Dave Michael Alexander, Michael Strunge e Jean-Michel Basquiat, solo per citarne alcuni.
“La civiltà occidentale ha reso molti di noi dei veri relitti emotivi.” (Brian Jones)