Era noto per essere l’hotel più pericoloso di Los Angeles, per aver fatto da sfondo a circa 15 morti premature, tra suicidi e omicidi, e per aver ospitato alcuni dei serial killer più famosi d’America, tra cui Richard Ramirez (detto “Night Stalker”) e Jack Unterweger.
Stiamo parlando del Cecil Hotel.
Cecil Hotel: La Storia
Il Cecil Hotel o “The Cecil” nasce nel 1924, con l’obiettivo di diventare il luogo ideale per tutti i business man e i turisti del luogo.
Finanziato da William Banks Hanner e realizzato nel tipico stile Beaux-Arts, il Cecil è un mega albergo di circa 700 stanze Situato al 640 di S. Main Street a Downtown Los Angeles vicino al malfamato quartiere di Skid Row.
Ogni anno sono milioni i “turisti dell’orrore” che decidono di avventurarsi fra i corridoi dell’hotel e di farne tappa fissa per i loro viaggi alla scoperta del paranormale e di clamorosi delitti.
È dunque facile capire che la fama di questo Hotel non è dovuta ad aspetti culturali o architettonici, perché dagli anni della Grande Depressione in poi, The Cecil è stato la “casa” di alcune categorie sociali meno abbienti grazie alle sue camere economiche.
L’albergo della morte
Punto di ritrovo per coppie clandestine, spacciatori, prostitute, il Cecil negli anni ’80 è anche la casa di alcuni tra i più famosi serial killer degli Stati Uniti.
Primo tra tutti Richard Ramirez noto alle cronache come Night Stalker, il cacciatore della notte, autore di almeno tredici omicidi: è morto nel carcere di San Quintino dove, nel 1996, aveva sposato una fan.
Qualche tempo dopo, nelle stanze del Cecil furono strozzate ben tre prostitute ad opera di Jack Unterweger, un austriaco che usava come “arma” i reggiseni delle vittime.
Nella grande hall tutta marmi, vetrate e statue di alabastro decorata da palme giganti, transitava spesso anche Elizabeth Short, aspirante attrice nota come la Dalia Nera, avvistata al bar del Cecil Hotel proprio poco prima di andare incontro al suo triste destino.
L’ultima disgrazia in ordine di tempo, un suicidio stavolta, riguarda un ragazzo che si buttò dalla finestra mentre il primo suicidio noto alle cronache risale al 1931, quando un ospite di nome WK Norton morì nella propria stanza dopo aver assunto delle capsule contenenti veleno. Da allora l’hotel prese il soprannome di “The Suicide”.
Oltre quindici fra omicidi, suicidi e strani incidenti si sono susseguiti negli ultimi ottant’anni tra i corridoi dell’albergo tanto da ispirare serie tv come “American Horror Story” e “Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel”.
Quest’ultima, trasmessa su Netflix nel 2021, si caratterizza per quattro episodi incentrati su quello che è stato il caso più discusso a livello mediatico: la scomparsa nel 2013 di Elisa Lam.
Elisa Lam è una studentessa canadese di origine cinese, ha 22 anni e studia all’università della British Columbia: ha un carattere dolce, riflessivo, ama scrivere e tenere una sorta di diario personale online sul social network Tumblr, in cui riversa i suoi timori, le sue paure, le sue speranze.
È il 2013 e la ragazza decide di intraprendere un viaggio da sola per una breve vacanza all’insegna della cultura e del divertimento, direzione California.
Il 26 gennaio 2013 arriva a Los Angeles. Dopo due giorni si stabilisce al Cecil Hotel, dove inizialmente prende una stanza condivisa al quinto piano e solo successivamente una singola a causa di alcune lamentele da parte dei suoi coinquilini che si lamentarono di quello che l’avvocato dell’hotel avrebbe in seguito descritto come “uno strano comportamento”.
Il 31 gennaio 2013, il giorno in cui avrebbe dovuto lasciare il Cecil e partire per Santa Cruz, la ragazza scompare senza lasciare tracce.
La polizia perquisisce l’hotel in tutti i modi legalmente possibili e il 15 febbraio, rilascia il video del suo ultimo avvistamento conosciuto, risalente al 1° febbraio.
La telecamera riprende Elisa in uno degli ascensori dell’hotel, mentre in preda a un atteggiamento strano e agitato sembra selezionare diversi piani sul pannello di controllo, posizionandosi nell’angolo interno dell’ascensore quasi come a volersi nascondere.
Dopo alcuni secondi durante i quali la porta non si chiude, la ragazza si affaccia in modo furtivo nel corridoio e guarda in entrambe le direzioni, poi torna rapidamente indietro, tenendo sempre d’occhio il corridoio.
C’è chi ritiene che Elisa Lam stesse cercando di far muovere la cabina dell’ascensore per scappare da qualcuno che la stava inseguendo, chi credeva che potesse essere sotto l’influenza di ecstasy o di qualche altra sostanza stupefacente e chi, una volta reso noto il suo disturbo bipolare, credeva fosse in preda a un episodio psicotico.
La mattina del 19 febbraio, il corpo della Lam fu rivenuto in uno dei quattro serbatoi da 1.000 galloni (3.785 litri) che fornivano acqua alle stanze degli ospiti, a una cucina e a una caffetteria. Il tutto dopo che alcuni ospiti dell’hotel iniziarono a lamentarsi della bassa pressione dell’acqua, nera e con un sapore insolito.
Il 21 febbraio l’ufficio del coroner di Los Angeles ha confermato l’ipotesi dell’annegamento accidentale, identificando il disturbo bipolare come fattore significativo.
Il rapporto completo del coroner, affermava che il corpo della Lam era stato trovato nudo insieme ai suoi vestiti, simili a quelli che indossava nel video ma ricoperti di una strana “sostanza sabbiosa”, il suo orologio e la chiave della sua camera.
Nonostante la conferma delle cause di morte, diversi elementi non trovano ancora risposta: come poteva essere arrivata al tetto? E come era entrata nella cisterna?
Tra i vari curiosi sul web, un utente cinese dopo la morte della Lam avrebbe però confermato che il tetto dell’hotel era facilmente accessibile tramite la scala antincendio e che due dei coperchi dei serbatoi dell’acqua erano aperti.
Ma adesso?
Ad oggi il Cecil Hotel ha cambiato nome in Stay on Main, cercando di rifarsi una fama e iniziando solo negli ultimi anni a essere al centro di un’opera di riqualificazione.
Dopo essere stato comprato da una società privata, il Consiglio comunale di Los Angeles ha votato per inserire il Cecil Hotel tra i monumenti storico-culturali della città per cui è tuttora in fase di ristrutturazione.
Il caso di Elisa Lam è ormai archiviato e seppur nessuno voglia dare colpa o puntare il dito contro la struttura è impossibile non farsi prendere dalla curiosità.
Perché quando si viaggia all’insegna del mistero, si parte con la consapevolezza di ripercorrere con la mente e con il cuore, la storia che c’è dietro quelle mete inquietanti con la possibilità di rimanerne piacevolmente terrorizzati.