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4 momenti più inquietanti di Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer

Jeffrey Dahmer: perchè decidere di raccontare la storia di uno dei killer più controversi?

Ryan Murphy ha rappresentato Jeffrey Dahmer con terribile minuzia di dettagli e, forse, è questo che ha entusiasmato il pubblico che ha già visto Dahmer- Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer. In effetti, i numeri non mentono. Il dramma interpretato da Evan Peters è stata una tra le serie più viste su Netflix, superando in breve tempo anche già noti successi come Squid Game e Stranger Things.

La serie, interpretata dal re di “American Horror Story” e dalla star di “Scream Queens” Niecy Nash, racconta e illustra la straziante storia criminale, facendo luce su come il sistema non sia stato in grado di fermare tutto questo e mettendo in evidenza i temi, ancora purtroppo attuali, del razzismo e dell’omofobia.

Jeffrey Dahmer non era un nome sconosciuto. I suoi crimini erano già scritti nella storia da decenni, ma nessuno, come Ryan Murphy, si era mai posto dalla prospettiva delle vittime e dello stesso assassino, rendendo il tutto ancora più truce e oscuro, partendo da alcuni elementi.

Per questo, abbiamo raccolto 4 inquietanti momenti che sono ben rappresentativi della vicenda.

Jeffrey Dahmer: 4 momenti più inquietanti della sua storia

La casa di Jeffrey Dahmer

Già nel primo episodio, viene mostrata la tana del criminale. Attira a sè una vittima, Tracy Edwards, interpretata da Shaun J. Brown. Per quanto tutto appaia ovviamente disgustoso, è tutto frutto dell’impegno dello show nell’essere quanto più realistico possibile. Edwards, si rende subito conto di essere in pericolo e riesce a fuggire alle sue grinfie. Quello che, però, più disturba nell’incipit del primo episodio, è il fatto che la polizia si rifiuti di prendere sul serio l’allarme del giovane.

Sono gli stessi agenti, oltretutto, ad accusare Tracy di droga, rifiutandosi anche di indagare sull’appartamento di quell’uomo, che appariva così normale. Quando lo faranno, troveranno quello che nessuno si sarebbe aspettato: prove rivoltanti di omicidi e macellazione. Questo ci porta ad aprire una parentesi verso un’altra tematica, quella della negligenza.

L’esempio più palese è la scena che coinvolge il quattordicenne Konerak Sinthasomphone (interpretato da Kieran Tamondong). Il giovane riesce a sfuggire dalla tana del carnefice, nonostante sia gravemente ferito e stordito, e si presenta in centrale di polizia. All’arrivo di Dahmer, è il criminale a dire che il ragazzo non aveva 14 anni, ma 19 e che tra i due c’era una relazione. La polizia crede a Dahmer e lo aiuta addirittura a riaccompagnare il ragazzo nel suo appartamento, tirandosi fuori da quella che credevano essere una discussione tra due gay.

Sinthasomphone, fu ucciso poco dopo.

Jeffrey Dahmer era disturbato sin da piccolo

Lo show Netflix di 10 episodi, narra la vita del serial killer mostrando che già da bambino era particolarmente disturbato. Adorava, infatti, sezionare gli animali morti.

Durante gli anni di scuola, Dahmer rubò al suo insegnante dei girini, per versargli olio motore e guardarli estasiato mentre le innocenti creature si contorcevano e soffrivano. Già le azioni crudeli verso gli animali sarebbero dovute essere un forte campanello di allarme per la sua psicopatia, ma nessuno ci diede il giusto peso.

Comunque, non era nemmeno lo sfogo violento del suo primo omicidio, a configurarsi come elemento inquetante. Quando carica un autostoppista, usa la scusa dell’incontro casuale come una possibilità di fare amicizia. Però, quando le cose non procedono nel verso giusto (Jeffrey aveva la mania del controllo), sono le sue fantasie oscure a prevalere e strangola a morte la sua vittima, Steven Hicks, consolidando il suo malato modello di esecuzione. Resosi conto di ciò che aveva appena fatto, nel panico, decide di nascondere il corpo, scaricando i resti nel water e frantumando le osta del cadavere.

Fu quello a spianargli la strada verso la successiva serie di omicidi.

La serie Netflix, oltre a mostrare l’efferatezza dei suoi omicidi, si pone anche nei panni dello stesso killer, mostrando che c’è stato un momento in cui Dahmer stava per confidarsi con suo padre su ciò che stava accadendo, ma nessuno pareva volerlo ascoltare.

La paura di Lionel Dahmer era quasi più quella di un possibile coming out del figlio, che di qualsiasi altra cosa potesse aver commesso.

Lo status quo era davvero più importante di tutto? Il pensiero è che se la conversazione fosse andata nel verso giusto si sarebbero salvate tante innocenti vite.

Jeffrey Dahmer: 4 momenti più inquietanti della sua storia

I crimini di Dahmer e i parallelismi

In Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, si parla anche di un altro serial killer: John Wayne Gacy, che uccise, nel 1970, 33 ragazzi. Non è la prima volta che avviene un parallelismo tra i due. Basti ricordare che Dahmer e Gacy erano stati presenti nella quinta stagione di American Horror story.

Gacy, inoltre, aveva già anche ispirato un altro personaggio nella serie tv, Twisty, il Clown che massacrava le sue vittime senza alcuna remora. La presenza di entrambi nella serie Netflix ha incuriosito gli spettatori, che adesso chiedono uno spin-off sui suoi crimini, così come avvenuto per Jeffrey.

Il tributo alla famiglie

Diversi membri delle famiglie delle vittime hanno parlato contro lo show di Murphy, come Rita Isbell, che a quei tempi, aveva avuto un crollo ed uno sfogo emotivo contro Dahmer in tribunale, affermando che questo fosse solo un modo per speculare su una tragedia.

La sofferenza delle famiglie, comunque, è stata mostrata nel nono episodio, soffermandosi su quanto queste non si riprenderanno mai completamente dalle azioni spregevoli del serial killer.

La televisione riesce a fungere da barriera emotiva, quando si parla di intrattenimento. Però, dall’altra parte, i documentari sul crimine, che ci portano a comprendere dinamiche oscure seduti comodamente sul nostro divano, non rischiano di incidere sull’empatia del pubblico, rendendo tutto tremendamente distaccato. Dahmer rappresenta anche uno sguardo sulla nostra società globale.

Il killer viene brutalmente assassinato da un compagno di detenzione e lo spettatore non può che godersi la sua morte sanguinosa. Il cervello di Jeffrey Damer non è mai stato oggetto di studio, però, con il decimo episodio, il mostro è stato sconfitto, facendoci tornare a dormire sonni sereni.

Eppure, sappiamo benissimo, che prima o poi, ci sarà un altro dramma, un nuovo nome che occuperà il palinsesto di qualche piattaforma streaming.

Le vittime, potranno, prima o poi riposare in pace?

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