Avatar 2: la via dell’acqua ha mantenuto le promesse. Capace di trascinare e coinvolgere il pubblico, grazie alle sequenze dinamiche e alla qualità visiva elevatissima, il lavoro di James Cameron è brillante. Dai tredici anni trascorsi dal primo capitolo, tante cose sono cambiate.
A partire dalle raffinate tecnologie usate per riportarci a Pandora, alle immagini 3D dalla tattilità spettacolare. Il film è in grado di far sentire lo spettatore come parte integrante della vicenda, ritagliandosi un proprio spazio assieme ai personaggi, sentendosi un na’vi dalla pelle blu, con occhi da leone e velocità da gazzella.
Le sequenze subacquee sono oltre l’abbagliante – inseriscono il pubblico direttamente nell’azione – ma la storia di Jake Sully e della sua famiglia, ora in fuga, è una serie di cliché utili.
Avatar 2: la via dell’acqua ha scene che ti trascineranno totalmente. SPOILER ALERT
La storia si svolge su At’wa Attu, un’isola tropicale della barriera corallina, dove Jake Sullu, interpretato da Sam Worthington, il leader dell’insurrezione Na’vi, un marine americano disabile mezzosangue diventato un abitante della foresta di Pandora grazie alla sua identità Avatar e la sua attuale Moglie, Neytiri (interpretata da Zoe Saldaña) e i loro quattro figli si sono rifugiati dal Popolo del Cielo.
Il popolo del cielo è un gruppo di militari corrotti che sta cercando di colonizzare Pandora.
Sull’isola, Jake e la sua famiglia hanno stretto alleanza con il clan dei Metkayina, un popolo simile ai Na’vi, ma con una pelle verde acqua e tatuaggi di ispirazione maori.
I giovani di entrambe le tribù sviluppano, nel corso del film, un legame adolescenziale, cavalcando le creature presenti sull’isola attraverso il mare. Le scene che ci porteranno all’interno delle profondità oceaniche sono perfette e di una tattilità quasi irreale. La vita nell’oceano Pandora è ancor più bella: vivida, dalla fauna iridescente, piante e pesci fantascientifici, balene con le facce da squali martello. Gli effetti sono ancora più amplificati grazie al magistrale utilizzo del 3D, che rende ogni planata subacquea una vera e propria esperienza imperdibile.
Avatar 2: la via dell’acqua, è costato 350 milioni di dollari e probabilmente riuscirà a raggiungere incassi stellari. Cameron ha giocato il tutto per tutto, lavorando sia sugli effetti che sulle coreografie, rendendo il secondo capitolo di Avatar un film da non perdere. Ma già il trailer parlava chiaro: l’intento era quello di stimolare la curiosità e di incentivare lo spettatore a chiedersi quale sensazione avrebbe provato nel vivere quella corsa frenetica.
Eppure, la storia è veramente basica. Il popolo del Cielo, guidato ancora una volta dal colonnello Quaritch, interpretato da Stephen Lang, sono diventati Avatar, con il colonnello progettato come un Na’vi accigliato. Sono stati in grado di arrivare a vestire i panni dei Na’vi per poter dare la caccia a Jake che, nel frattempo, scappa con la sua famiglia e si nasconde a Metkayina.
Quaritch e i suoi scagnozzi requisiscono una nave da caccia, riuscendo, alla fine a rintracciarli. Parte la battaglia finale.
Avatar 2: le vie dell’acqua: un’occasione sprecata
Avatar 2, è un riuscito mix di live-action, fantasy e thriller, che riesce a giostrare perfettamente l’incantesimo dato non dall’espressività degli attori, ma dalla dimensionalità delle immagini.
Cameron non perde il suo tocco. Le sequenze di combattimento sono cadenzate, picchiano forte, più dei colpi inferti e raggiungono livelli alti, soprattutto in alcune scene. In fondo, la scena culminante del primo Avatar, era proprio lo spettacolo dei Na’vi che sbarcavano sui loro grifoni psichedelici volanti.
Il punto più alto di Avatar 2: la via dell’acqua, invece, sarà più pesante e strutturata, con proiettili, fuoco apocalittico e una nave che crolla, quasi a ricordare una sequenza del Titanic.
Peccato, perchè nonostante tutto, non mi sentirei di dare più della sufficienza. L’effetto parco acquatico, mescolato al brivido delle montagne russe dei più gettonati parchi divertimenti, non vale la storia che, forse, meritava di restare nel successo del primo capitolo del mondo di Pandora.