Oggetti transizionali – cosa sono e come aiutano a superare il dolore
Dicono che la morte sia più dura per chi sopravvive. E’ difficile dire addio… a volte è impossibile. Non smetti mai di sentirne la mancanza. E’ questo che rende le cose difficili. Lasciamo briciole di noi dietro le nostre spalle, piccoli ricordi, una vita intera di memorie, foto, fronzoli… cose per farci ricordare anche quando non ci saremo più.
-Grey’s Anatomy –
Quando perdiamo qualcuno, che sia per una separazione, la fine di una relazione, o la morte, ci rimangono soltanto due cose: i ricordi e gli oggetti.
I ricordi fanno davvero male, sopratutto perché se ne vorrebbero vivere ancora altri con quella persona che però non è più nella nostra vita. Prima o poi, ci adattiamo alla perdita, ci abituiamo a vivere senza quella che sembrava essere una persona che sarebbe rimasta con noi per tutta la vita. Ed i ricordi non fanno più così male.
Gli oggetti invece hanno un vero e proprio potere salvifico. A volte sono le uniche cose che ci rimangono, materiali, di chi non c’è più. Una felpa, con ancora addosso il suo profumo, un ultimo regalo, una foto, o qualsiasi cosa che ci lega diventa un cimelio di inestimabile valore.
Oggetti transizionali – il parere degli psicologi
Questo tipo di oggetti prende il nome di oggetti transizionali, ovvero quelli che ci consentiranno di affrontare meglio l’assenza.
Il primo a parlare di oggetti transizionali è stato Winnicott, definendo tali degli oggetti come coperte o peluche che i bambini piccoli tenevano con sé per sopperire all’assenza momentanea del genitore. Un pò come se questo potesse farne le veci.
Secondo la dottoressa Cara Thompson: “Questi oggetti sono importanti perché forniscono un senso di sicurezza. Sono connessioni simboliche. È un modo tangibile di essere connessi e sentirsi più vicini alla persona che hai perso — e, in tutta onestà, aiutarci a vivere senza di loro”.
Sono stati definiti anche oggetti collegamento e come dichiara il dott. Alan Wolfeft, essi sono “tangibili, quindi ci collegano attraverso il tatto e spesso l’olfatto oltre che la vista”. L’alternativa più vicina per sentire chi ci ha abbandonato.
E’ una modalità per entrare nel ciclo delle fasi del lutto, che si conclude con quella che può definirsi una guarigione. Gli oggetti ci mantengono in collegamento, riportano a galla i famosi ricordi che abbiamo con chi non c’è più, perché ognuno di questi in fondo ha una storia.
Ovviamente bisogna considerare che l’aggrappassi agli oggetti transizionali, deve essere un legame “sano”, ovvero un passaggio alla nostra fase della vita senza quella persona; di norma alcuni abbandonano questi dopo un tot di tempo, senza neanche rendersene conto, come se fosse un meccanismo di guarigione inconscio.
Altri invece, anche ad anni ed anni di distanza, li conservano preziosamente, orgogliosamente, ma senza più quel dolore che lacera l’animo. Creano un legame sano e non un attaccamento disfunzionale.
Accettare che quella persona che eravamo abituati a vedere, sentire, baciare, abbracciare, chiacchierare, non ci donerà più le sue parole, i suoi sguardi, le sue carezze, è forse una delle cose più complicate da accogliere. Con il giusto supporto relazionale, ed il tempo, che sebbene possa sembrare scontato, allieva le ferite, si può guarire dai traumi, dai vuoti, dalle mancanze. E ricominciare.