Le canzoni di Natale di successo sono un evergreen che ogni anno si ripresenta alla nostra porta. Da fine novembre a gennaio inoltrato, le allegre melodie accompagnano le nostre giornate. Scandiscono le compere folli e compulsive. Dilatano il tempo della festività. Spargono polvere di magia qua e là, tra le vie dei centri e gli shopping center.
Andrea Ordanini spiega al sito Wired che “la musica in negozio può incrementare lo scontrino medio dal 2% al 10%” e questo può rivelarsi particolarmente vero nel periodo delle feste. L’eterna rincorsa al regalo perfetto, economico per il portafogli e di sicuro impatto per chi lo riceve, diventa un martello fisso. Un affanno costante, che ci porta a vivere la ricorrenza dei saturnali senza la dovuta serenità.
Spieghiamo, quindi, perché siamo costretti a convivere con le canzoni di Natale di successo ogni giorno, dal post Thanksgiving day all’avvento dell’epifania.
Perchè gli autori producono canzoni di Natale di successo in serie?
Nel corso degli anni, abbiamo visto artisti di ogni genere e calibro esibirsi in canzoni di Natale di successo. C’è chi si è reso un’icona del genere, come Mariah Carey e la sua “All I want for Christmas is you“. Altri, invece, hanno preferito inglobale una hit natalizia all’interno di una discografia già ricca di successi. Uno su tutti, Michael Bublé. Idoli e icone facilmente riconoscibili che hanno deciso di calarsi il vestito rosso tipico della festa e di incarnarne lo spirito.
Nick Hornby, in un noto romanzo pubblicato qualche decennio fa, raccontava di come il suo protagonista riuscisse a vivere e a seguire i match dell’Arsenal grazie alle royaltes di un brano natalizio ereditate dal padre.
Sembra una banalità, ma questa breve frase spiega la massiccia produzione di brani con questo contenuto. Fanno guadagnare, in primis, gli autori. Un’entrata sicura, che si ripeterà ogni anno con cadenza regolare. I commercianti, poi, riescono ad approfittare a pieno di questo fenomeno di massa. In Italia la gestione delle opere musicali coperte da copyright viene gestita dalla SIAE, che garantisce agli autori un adeguato ritorno economico a seconda delle ripetizioni. Lo shopping, però, vive di questo tipo di impulsi.
Il neuromarketing ci spiega perché la musica ci fa spendere di più
Gli studi avanzati dal neuromarketing ci suggeriscono come la musica sia un elemento essenziale all’interno di un negozio. Il meccanismo, di principio, è lo stesso rispetto a quello evidenziato da Andrea Ordanini. Ascoltare la musica prolunga il tempo trascorso all’interno dello store e il tempo speso in esso aumenta il volume delle vendite.
Le canzoni di Natale di successo non solo incrementano questo mood, ma aggiungono anche un carattere d’urgenza alla nostra esperienza. L’avvicinarsi costante di una scadenza imminente. L’urgenza della ricerca del regalo perfetto. La corsa sfrenata all’ultimo oggetto in promozione. Questi sono solo alcuni dei temi ricorrenti durante le festività. Inconsci, certo, ma costanti nel perseguitare la nostra coscienza.
I più attenti e oculati iniziano la propria corsa al regalo già durante il black friday, la speciale finestra di mercato in cui la parola sconti è scritta in maniera più marcata e il risparmio è leggermente maggiore. Loro vivono il periodo delle festività con sogghignante soddisfazione: al primo di dicembre ogni regalo è al suo posto. Hanno quindi un mese di tempo per completare l’opera con ninnoli o pensierini.
I ritardatari dell’ultimo minuto, invece, aspettano l’avvento della tredicesima. Uno stipendio extra atteso per l’intero anno e sperperato in acquisti folli e voluminosi. Il tutto accompagnato dalla solita litania in sottofondo. Le canzoni di Natale di successo accompagnano lo scorrere di questi momenti. Scandiscono i gesti dei personaggi e ricordano sempre che ogni acquisto può essere quello buono.
E’ giusto inseguire la produzione in serie di canzoni di Natale di successo?
Nei prossimi anni, dunque, saremmo sempre maggiormente sottoposti a questo tipo di pressione. I tempi si dilateranno ancora, Natale inizierà sempre prima, forse ad agosto, e tramonterà agli albori di marzo. L’importante, in fondo, è aumentare lo scontrino medio.
C’è un principio secondo cui tentare di aumentare il proprio fatturato secondo questo meccanismo è sbagliato? Assolutamente no.
In barba ai buoni sentimenti di una volta, quella che abbiamo costruito nel corso dei secoli è una società di stampo consumistico. I bisogni sono la chiave di volta che permette a noi tutti di sopravvivere e, nonostante la spesa di molti corrisponda al guadagno di pochi, non c’è nulla di male.