Serial killer delle serie tv – perchè finiamo per simpatizzare con loro?
Sempre più contenuti oggi, da film a serie tv e persino documentari, ci raccontano delle vite dei serial killer, persone del tutto normali che ad un certo punto della loro vita, per qualche strano (ma in genere sempre spiegato trauma passato) finiscono per uccidere.
Non solo dunque vengono rappresentati sullo schermo ma anche idolatrati. Ci si innamora di loro, si fa il tifo per loro. Quale è la spiegazione a tutto ciò?
I produttori di Hollywood hanno compreso il potenziale di creare contenuti che raccontassero delle storie di assassini e si sono dati da fare per romanzare le loro vite in modo tale che il pubblico potesse arrivare a conoscerli nel profondo. Ognuno di questi personaggi infatti, ha un passato, dei lutti, dei traumi, che li spingono ad essere ciò che sono, a far uscire fuori la loro vera natura. Ma dietro la maschera da psicopatici serial killer, ci sono persone umane, che fanno cose normali, come fare la spesa o il bucato. Si finisce insomma per giustificare le cattive azioni perché queste nascondono una motivazione.
Cerchiamo di spiegare il concetto prendendo in esempio tre dei serial killer delle serie tv più conosciuti e “apprezzati”
Serial Killer delle serie tv – Dexter
Nei panni di Dexter Morgan, analista scientifico di giorno e assassino di notte, Michael C. Hall ci porta dentro un personaggio complessato, che ha ricevuto una vera e propria educazione da suo padre al commettere crimini. Perché finiamo per empatizzare con lui? Probabilmente perché Dexter uccide soltanto i cattivi (un pò come Kira di Death Note, almeno inizialmente) e perchè, per il restante tempo è soltanto un ragazzo con amici e famiglia a cui vuole bene.
Serial Killer delle serie tv – Joe Golberg
Joe Golberg è il protagonista di You, serie tv che racconta dell’ossessione di Joe nei confronti di Beck prima ed altre ragazze poi, al punto che per averla commetterà crimini atroci. Un amore malato, disfunzionale, eppure, sebbene lo stesso attore Penn Badgley, ha ammesso di aver odiato quel ruolo, non possiamo che non tifare in qualche modo per il giovane libraio e la sua ricerca del vero amore. Anche in questo caso, l’empatia ci viene data proprio perchè impariamo a conoscere Joe attraverso le sue stesse parole.
Serial Killer delle serie tv – Dahmer
Un terzo esempio che possiamo prendere in considerazione è quello di Jeffrey Dahmer, lo spietato serial killer, realmente esistito che non si faceva scrupoli ad ammazzare, cannibalizzare, nascondere teste nel frigorifero. In questo caso, si familiarizza con lui diremmo esclusivamente per il suo attore, Evan Peters. Non dovremmo infatti neanche considerare di entrare in contatto con Dahmer proprio perché è davvero esistito ed addirittura, per via dell’accuratezza della serie tv, famiglie di sopravvissuti, sono rimasti traumatizzati. Eppure, il carisma e il bell’aspetto di Peters ci inducono a renderlo popolare sui social network.
In sintesi, potremmo affermare che il motivo per cui si finisce per simpatizzare per i serial killer delle serie tv è dovuto proprio alla concezione che non sono reali. E’ finzione, non è successo davvero. E’ quasi come se, visto che si tratta di uno show, i crimini vengono messi da parte e ci si focalizza esclusivamente sul personaggio e sul fare il tipo perché è lui il protagonista. Un pò’ come per Michael Scofield in Prison Break o Walter White in Breaking bad. O semplicemente perchè sono sexy.
E’ anche questo il motivo per cui si continua a produrre in questo campo e queste non saranno ne le prime ne le ultime produzioni a raccontarci della vita dei serial killer.