Ho iniziato a guardare Tutto chiede Salvezza esclusivamente per Daniele Mencarelli dopo averlo visto recitare in Skam nel ruolo di Martino; la prima puntata l’ho vista mentre cercavo di sopportare l’isolamento forzato da Covid, ma data la pesantezza della mia situazione e della serie, ho stoppato per dedicarmi a qualcosa di più leggero. La curiosità però, alimentata anche dalla scoperta che la serie fosse tratta da una storia autobiografica, ha vinto e ho deciso così di proseguire. Risultato? Ho letteralmente amato Tutto chiede Salvezza.
Sarà stato per la mia tendenza a guardare drammi, per la componente psicologica della serie che si intravede nella descrizione dei personaggi e nelle tematiche trattate, e per quel finale che distrugge il cuore, ma Tutto chiede Salvezza mi ha lasciato un segno.
Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù fino ai talloni, alla velocità della luce, e oltre, attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza.
Tutto chiede salvezza – “I pazzi di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia”
Da apprezzare è sicuramente la bravura del giovane attore, nei panni di un ragazzo con la tendenza alla rabbia e all’aggressività e quei tratti di depressione che lo rendono sensibile e bisognoso di affetto. Possiamo leggere tutto il suo dolore, tutto il suo sentirsi diverso da quei cinque compagni di stanza, la sua voglia di scappare e tornare alla vita normale, per poi rendersi conto, che la sua follia può essere accompagnata a quella degli altri personaggi, tutti in viaggio sulla nave dei pazzi.
Anche gli altri protagonisti sono rappresentati attraverso parole, gestualità, le loro storie non vengono scalfite a fondo ma qualcosa delle loro vite precedenti al ricovero ospedaliero, ci viene fornita tramite i discorsi nella camerata.
Giorgio (Lorenzo Renzi) Madonnina (Vincenzo Nemolato) Alessandro (Alessandro Pacioni) Gianluca (Vincenzo Crea) e Mario (Andrea Pennacchi). I primi tre svolgono un ruolo marginale nella vita di Daniele, con l’ultimo dei tre che fino alla fine speriamo che parli per davvero e non soltanto nei sogni.
Gianluca e Mario saranno le persone con le quali il ragazzo legherà maggiormente. Con Gianluca si stabilirà un rapporto di amicizia destinato a durare anche dopo la settimana di TSO (esperienza che consentirà a Daniele di andare oltre i pregiudizi e capire che dietro la parola gay esiste una sensibilità, una lotta, un nascondersi e vergognarsi ma allo stesso tempo voler essere se stessi). Mario sarà fondamentale per Daniele. La loro è una relazione stile padre-figlio, alunno-discente. Sarà proprio quest’ultimo ad invogliare il giovane a proseguire con la sua nascente passione, quella della scrittura di poesie, rifugio sicuro dalle notti insonni.
Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare
In Tutto chiede salvezza non manca di certo l’amore, che vive alti e bassi. Nina è malata tanto quanto Daniele, se non peggio di lui. I due ragazzi però, riusciranno a trovare un contatto nel caos delle loro vite adolescenziali, e fino all’ultimo non si riesce a capire se la loro relazione può avere un inizio o se i loro sentimenti rimarranno ancorati alle pareti dell’ospedale.
Il fulcro comunque del racconto non è tanto lo svilupparsi del loro sentimento, piuttosto il far comprendere allo spettatore che in certi luoghi, si ha davvero bisogno di fiducia, di aggrapparsi a certezze, senza inganni. Nina è giovane, forte davanti ai social ma allo stesso tempo debole e in queste sue fragilità incontra Daniele e cerca da lui quella figura maschile che possa darle l’affetto necessario.
Ad incrementare il complesso mondo dei personaggi c’è un ricco cast di attori (oltre quelli già citati) del panorama italiano quali Ricky Memphis (Pino), Filippo Nigro (Dottor Mancino) Bianca Nappi (Rossana), Carolina Crescentini (Giorgia) che arricchiscono la serie donando ognuno del proprio, e rendendo la serie più variegata a livello di introspezione, nel tentativo di far conoscere al pubblico una realtà che spesso è nascosta, quale quella degli ospedali psichiatrici, dove le storie tendono a intrecciarsi inevitabilmente, dove la privacy finisce in favore di una più ampia condivisione di quell’unica malattia.
Sette intense puntate, ognuna per un giorno della settimana, che sembra in realtà lunga una vita intera. Il racconto di una parentesi afosa a Roma, in un reparto dove ci si può perdere lungo la strada e dimenticarsi della propria anima. Mentre fuori, ci sono persone che aspettano e sperano che i propri cari vengano curati dalla pazzia, quando in realtà il confine tra folle e normale è labile.
L’ho letteralmente divorata. Un racconto dolce amaro che strappa una lacrimuccia ma lascia tanto spazio alla speranza. Molto bella, semplice ma intensa!