Il commercio equo e solidale è un movimento globale che si occupa di offrire standard su come vengono coltivati, prodotti e venduti diversi generi alimentari o di abbigliamento. Grazie a questi standard è possibile ottenere un commercio equo che collega i piccoli produttori nei paesi in via di sviluppo agli acquirenti che vivono nel mondo sviluppato.
Senza avere intermediari, infatti, il consumatore può avere beni e alimenti prodotti in modo etico senza dover pagare di più. Inoltre, chi lavora nel settore del commercio equo e solidale, lo fa con diritti, retribuzione giusta e condizioni più sicure.
Quale è l’obiettivo del commercio equo e solidale?
L’obiettivo del commercio equo e solidale è quello di responsabilizzare i lavoratori, riducendo la povertà globale, mentre si promuove uno sviluppo economico sostenibile.
Già negli anni ’50, secondo il modello americano, erano nati in Europa moltissimi negozi e organizzazioni di commercio, che continuarono a crescere nei successivi venti anni. Tra il 1970 e il 1980, il commercio equo e solidale si è espanso includendo altro oltre ai semplici prodotti fatti a mano. Molte altre materie prime come il cotone, i fiori, il cibo, tra cui frutta e cioccolato, iniziarono ad essere scambiate.
Nacquero le organizzazioni formali come l’Organizzazione mondiale del commercio equo e solidale e l’Associazione europea del commercio equo e solidale, che condividevano l’obiettivo di un futuro equo e sostenibile.
Nel 1990, le certificazioni del commercio diventarono standardizzate sotto gli auspici del Fairtrade International e soddisfano standard riconosciuti a livello internazionale, creando la domanda di beni nei paesi sviluppati.
Nel 2002 nasce la Giornata Mondiale del commercio equo e solidale, che mette in evidenza i contributi apportati da questo tipo di pratica, ponendo l’accento anche su quanto queste abbiano evitato gli effetti dei cambiamenti climatici, promuovendo lo sviluppo economico e comunitario, eliminando la povertà globale.
Le certificazioni del commercio equo e solidale
Con un crescente interesse per il consumismo consapevole, sempre più persone vogliono spendere i loro soldi in pratiche commerciali.
Molte aziende hanno deciso di offrire le proprie versioni del commercio equo e solidale, come ad esempio le CAFE Practices di Starbucks, sviluppato con Conservation International, che ha venduto quasi il 100% di caffè di provenienza etica dal 2015.
Purtroppo, però, nonostante ci sia stato un miglioramento della produttività, non sono comunque garantiti i salari migliori e le condizioni di lavoro per gli agricoltori. Secondo gli studiosi del settore, le certificazioni interne aggirano i requisiti più costosi che impediscono ad alcuni produttori di aderire alle più grandi organizzazioni di commercio equo e solidale.
Come aderire e acquistare?
Con un piccolo sforzo, è facile incorporare i valori del commercio equo e solidale nelle proprie abitudini di consumo.
Fairtrade, World Fair Trade Organization, ad esempio, sfoggiano sigilli iconici che consentono ai consumatori di sapere che i prodotti soddisfano gli standard internazionali che proteggono produttori e pianeta.
Il commercio equo e solidale ha come obiettivo il fatto di poter collegare i coltivatori con i consumatori. Se si decide di acquistare i prodotti in un mercato degli agricoltori locali o attraverso i gruppi di acquisto sostenuti dai consumatori, è praticamente lo stesso, anche se non esiste una certificazione ufficiale.
Sono molte, infatti, le associazioni che permettono di diventare consumatori consapevoli e il bello è che mangiare prodotti locali diventa molto spesso davvero meno oneroso dell’acquisto di frutta e verdura nei grandi negozi di alimentari.
Inoltre, è possibile riuscire a consumare in modo stagionale, riducendo l’impronta di carbonio complessiva.
Diventare consumatori consapevoli salvaguardando il pianeta è semplice, basta provarci.