Nuovo Olimpo è l’ultimo film di Ferzan Özpetek. Una storia d’amore sullo sfondo di decenni di storia italiana. Enea e Pietro che ne incarnano i connotati. Di cosa parla l’ultima opera del regista?
*Se non l’avete visto (oltre a correre al riparo) CI SONO SPOILER!
In Nuovo Olimpo ancora una volta Ferzan Özpetek racconta l’amore. Ad essere travolti da questo sentimento sono i giovani Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea di Luigi) che sullo sfondo di una Roma negli anni di piombo, si conoscono attraverso pellicole in bianco e nero trasmesse al cinema Nuovo Olimpo. Pieni di sogni e speranze verso il futuro, sono due anime completamente diverse tra loro che riescono a connettersi in una notte di passione che fungerà da ispirazione e sarà ciò che li legherà per il resto delle loro vite.
La storia si sviluppa coprendo un arco di circa trent’anni. Scopriamo l’Italia dei ruggenti anni 70, con quell‘E se domani di Mina a fare da sfondo alle manifestazioni romane che separano i due giovani, per passare al 1988 con La Luna bussò, colonna sonora alle vite da adulti dei protagonisti, proseguendo verso il 1993 e il 2015, gli anni in cui ormai Enea e Pietro, credendo di essersi persi per sempre, vivono ognuno le proprie vite così come da giovani le avevano immaginate, l’uno un famoso regista, l’altro un importante chirurgo.
Eppure, i loro treni torneranno ad incontrarsi. Sul finale del film infatti, Enea e Pietro si ritroveranno. Non nel modo in cui un finale da lieto fine vorrebbe, piuttosto con quell’ “e se” che avrebbe aperto un mondo parallelo se soltanto ci si fosse fermati, anche solo per una cena in una trattoria.
Chi si è voluto bene non si lascia mai, c’è sempre, anche se non lo vedi. E tu dirai, io e te ci siamo visti poco, non ci siamo frequentati. E che vuol dire? Non è il quanto, è il come, il riconoscersi. È l’intensità di un incontro che fa una storia (Nuovo Olimpo)
In Nuovo Olimpo non mancano di certo gli elementi caratteristici dei film di Ferzan Özpetek come l’amore omosessuale e quelle ambientazioni scenografiche fatte di appartamenti da sogno e tavole imbandite di cibo e Roma di cui ne vediamo angoli frastagliati e di cui ne ammiriamo il belvedere con l’inconfondibile San Pietro sullo sfondo. Anche la scelta del cast è encomiabile, dai giovanissimi protagonisti e Aurora Giovinazzo nei panni di Alice, amante e collega di Enea, ad attrici come Greta Scarano (la moglie di Pietro) e Luisa Ranieri (nel ruolo di Titti, la cassiera del Nuovo Olimpo), magistrale nei panni di colei che riconsegnerà il lascito di sentimenti mai dimenticati.
Ciò che però rappresenta quell’elemento che rende la pellicola positivamente criticabile, è la profondità e l’intimità con cui il regista ha voluto raccontare quella storia, ispirata a ciò che gli è accaduto da giovane, di un amore nato tra sale di un cinema. Più che di parole sdolcinate, il loro è un sentimento che si rincorre negli anni, l’emozione arriva al telespettatore semplicemente focalizzandosi nei loro sguardi. E’ il modo in cui si guardano dopo una vita intera che ci fa comprendere quanto sia forte ciò che provano l’uno per l’altro. Lo vediamo nel momento in cui, entrambi davanti al televisore, dinanzi allo stesso film, ritornano indietro nel tempo, al pensiero di quell’amore perduto.
Sai chi si è incontrato qui per la prima volta? Due che non immaginavano neanche quanto si sarebbero amati
Nuovo Olimpo ci lascia con il sapore di aver passato un paio d’ore a credere nell’amore, con quell’atmosfera romantica, a lume di candela, che accoglie emozioni non ancora ben interiorizzate appieno, ci porta a viaggiare crescendo assieme ai protagonisti, che ormai uomini, sanno anche comprendere che certe sensazioni, certe persone, non possono essere dimenticate, perchè tempo e spazio non è detto che possano separare chi continua a cercarsi nella folla, a ricordarsi tra le luci di Roma. E nella malinconia di non vedere quel finale a lieto fine, rimaniamo comunque intrappolati in quella nostalgica storia, che avrebbe potuto essere realmente vissuta se si fosse avuto quel pizzico di coraggio in più per viverla.