In attesa di un’analisi sulla trasposizione cinematografica con la serie tv, diamo uno sguardo a pregi e difetti del capolavoro di Joel Diker, ““La verità sul caso Harry Quebert”
“La verità sul caso Harry Quebert” è il titolo del romanzo di Joel Dicker, che pur partendo con una trama alle prime apparenze banale, si sviluppa in modo sensazionale. I tre protagonisti Marcus Goldman, Harry Quebert e Nola Kellergan, finiranno per essere connessi da una serie di vicende tra passato e presente.
Tutto inizia quando Marcus Goldman, scrittore di successo, perde l’ispirazione e per ovviare al cosiddetto “blocco dello scrittore” decide di chiedere aiuto al suo maestro di vita, Harry Quebert. I due sono legati da un’amicizia che non si snoderà neanche dopo tutti gli eventi che si succederanno, in quanto l’uno migliore amico dell’altro, l’uno la famiglia dell’altro.
“La vita è una lunga caduta, Marcus. La cosa più importante è saper cadere.”
Quando Goldman arriva nella casa sull’oceano, nella tranquilla cittadina fittizia di Aurora, nel New Hampshire, ed incontra il suo professore, non sa che di lì a poco avverrà un cambiamento che gli sconvolgerà la vita.
Scopre infatti, che Harry, il grande rinomato scrittore delle “Origini del Male”, nel 1975, quando ancora era un giovane trentenne, aveva vissuto una storia d’amore con una quindicenne. Un rapporto proibito data la differenza d’età, conclusosi a causa della scomparsa della ragazza; Nola, questo il suo nome, verrà ritrovata trent’anni dopo nel giardino di Harry Quebert, che verrà accusato del suo omicidio.
Marcus però, non crede nella colpevolezza di Harry. Inizierà quindi una sua personalissima indagine, costellata da eclatanti scoperte. Il lettore viaggerà con lui tra passato e presente, all’interno della piccola città, infilandosi nelle vite degli abitanti di Aurora, nei loro più oscuri segreti.
“Vedi Marcus, scrivere e tirare di boxe sono due attività molto simili. Ti metti in guardia, decidi di affrontare la battaglia, alzi i pugni e ti lanci sull’avversario. Scrivere un libro è un po’ la stessa cosa. Scrivere un libro è una battaglia.”
Alcuni hanno visto in questo romanzo due omaggi importanti: il primo alla “Macchia umana” di Philip Roth per l’amicizia tra i due scrittori, il secondo a “I segreti di Twin Peaks” di David Lynch per l’ambientazione in una città fittizia e la scomparsa di una ragazza.
Tuttavia, Dicker si perde in una serie difetti: troviamo infatti personaggi stereotipati ed altri totalmente futili ai fini della storia, come la madre di Marcus, che viene presentata attraverso le telefonate che fa al figlio, piene di dialoghi inverosimili.
Questi ultimi, caratterizzano anche il personaggio di Gahalowood, il sergente che si occupa delle indagini e che spesso si rivolge con toni poco consoni al suo grado, oltre a lasciare che uno scrittore interferisca con un caso di omicidio. Altro punto a sfavore sono gli stucchevoli passaggi amorosi tra Harry e Nola.
Abboniamo la ragazza, poiché quindicenne, ma da un trentenne ci si aspetterebbero parole più profonde di quei continui e ripetitivi “ti amo” “non posso vivere senza di te”.
“Qualcuno vorrà farti credere che i libri hanno che fare con le parole, ma è falso: in realtà, hanno a che fare con le persone.”
Ma l’abilità dello scrittore, gli ha permesso di creare comunque un’opera definita un caso mediatico, tanto che con “La verità sul caso Harry Quebert”, Dicker è stato insignito dei premi Goncourt des lycéens e Grand Prix du roman de l’Académie française. Vediamo perché:
Innanzitutto, il romanzo è raccontato da più punti di vista, ed anche se si alterna tra il 1975 e il 2008 spesso confondendo il lettore, riesce a farti vivere davvero quei trent’anni, raccogliendo grazie ai racconti forniti dai vari personaggi, tutti i pezzi del puzzle che andranno a completare la trama.
In secondo luogo, nessuno dei protagonisti è cosi come sembra. Prendiamo per esempio Nola. Inizialmente viene dipinta come una ragazzina innamorata, perdutamente, del grande scrittore di New York.
Ma successivamente, scavando nella sua vita attraverso le parole di chi la conosceva, si scoprono aspetti che nessuno poteva immaginare appartenessero ad una ragazza, dipinta da tutti gli abitanti di Aurora, come una persona sempre gentile e solare. Anche Harry, non è quello che vuol far credere, ma su questo vi lascio il dubbio. Dovrete leggere le parole di Dicker per scoprire il torbido passato dello scrittore.
Anche se come detto sopra, la storia d’amore tra Nola e Harry è stata descritta attraverso dialoghi a volte superficiali, Dicker ha voluto comunque omaggiare questo sentimento. Sicuramente la descrizione dei luoghi dove hanno vissuto i loro momenti privati, rende tutto più romantico: sullo sfondo infatti, ci sono l’oceano e i gabbiani.
“E balleremo, balleremo sulla spiaggia. Sulla spiaggia, come il primo giorno. Sei così bella in riva al mare!”
Un altro aspetto che rende il romanzo cosi ben apprezzato, è la sua facilità di lettura. Il suo potere di catturare il lettore. Dicker stesso ha affermato che mirava ad ottenere lo stesso effetto che ha avuto su di lui la serie tv Homeland: “Vedi una puntata, poi un’altra, poi cominci a fare delle stupidaggini tipo vederne quattro di fila di notte così il giorno dopo non riesci a lavorare… La mia ambizione era ottenere lo stesso risultato con un libro”
Ma credo che la cosa più sorprendente sia che il lavoro di Dicker possa considerarsi anche un piccolo manuale per aspiranti scrittori.
Infatti, ad ogni inizio capitolo, attraverso i dialoghi tra Marcus ed Harry, sono riportati consigli su come scrivere un libro, su cosa vuol dire davvero essere scrittori, ed è come se questa parte fosse a sé stante. In realtà, queste lezioni di vita, serviranno al giovane Goldman non solo nel percorso che lo porterà alla scoperta della verità, ma anche ad essere una persona migliore.
In conclusione, si può affermare certamente che Dicker è riuscito nella realizzazione di un bel libro, concetto esplicato meglio dalle parole che Harry rivolge al suo giovane amico.
“Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito”