Casa: “Abitazione di un singolo nucleo familiare; appartamento”. Ma è realmente un luogo fisico? Casa è dove trovi te stesso; questo diario di ERASMUS lo dimostra.
“Andrò a vivere in Spagna sei mesi” dissi a giugno 2017 dopo aver avuto la conferma dall’università della mia partenza.
Nella mia voce c’era una felicità mai provata prima. L’ansia era tanta quanta la felicità: sarei andata sola in un paese di cui non conoscevo la lingua, in cui non avevo legami, lasciando a casa tutte le persone a me più care.
Tutti, dopo aver appreso la notizia, rispondevano: “Ma come farai a farti capire se non parli spagnolo?” “Ma il fidanzato lo lasci a casa?” “Ma sei sicura?”
Sì, ero sicura! Avevo in mente da tempo questa esperienza. Volevo ritrovare me stessa e, anche se ho sempre pensato che non si scappa dai problemi se sono dentro di te, ero sicura che questo capitolo avrebbe potuto aiutarmi a tornare la persona genuina che ero sempre stata, ma che da un po’ di tempo non mi sentivo più di essere.
Cominciai subito a cercare un alloggio, e prenotai un volo di solo andata. Fu una sensazione stranissima comprare un biglietto aereo senza ritorno.
Tra un crescendo di eccitazione e paura, arrivò il fatidico giorno della partenza. Arrivata alla nuova casa, subito sentii una strana sensazione: la stanza era grande, ma poco arredata e con una finestra molto piccola, e la comunicazione difficile. Il primo impatto fu duro.
Non mi diedi per vinta e uscii a comprare qualcosa per far sì che quella stanza diventasse la mia casa!
Nel giro di pochi giorni le pareti si riempironl di foto, poster, lucine natalizie, e colori: la mia personalità stava riemergendo.
Passai un periodo, che potremmo definire “di transizione”, in cui ho riflettuto molto su me stessa e mi sono concentrata sullo studio della lingua.
Le cose piano piano hanno cominciato ad andare meglio: ho stretto amicizie sincere, in casa potevo scherzare perchè lo spagnolo stava finalmente entrando nella mia testa.
Il letto diventò comodo e divenni sempre più consapevole che quest’esperienza avrebbe trovato un posto privilegiato nel mio cuore. Assieme alle pareti si arricchì anche la mia anima.
6 mesi passarono velocemente. Il giorno dei saluti fu triste, ma la cosa peggiore fu il ritorno a “casa”: quell’edificio in cui avevo vissuto per tutta la vita non era più il luogo in cui mi sentivo serena.
Avevo ritrovato me stessa, sì. Avevo trovato casa, e non era più lì, ma migliaia di km di distanza assieme a tutte le persone che l’avevano resa tale.