Rupi Kaur: la poetessa dei social
Rupi Kaur nasce a Punjab nel 1992, in India, a quattro anni si trasferisce in Canada insieme alla famiglia. Figlia di immigrati indiani di religione sikh, eredita dalla madre la passione per l’arte e il disegno.
Inizia a scrivere presto: durante gli anni del liceo pubblica su un blog le sue poesie, restando però anonima.
Oggi fa parte della generazione dei cosiddetti “Instapoets”, i poeti di Instagram: giovani autori che condividono i propri versi sui social media.
Nelle sue poesie denuncia gli obsoleti tabù che riguardano il corpo femminile, la condizione delle donne, le violenze e gli abusi sessuali di cui lei stessa è stata vittima, rendendo il suo trauma “accessibile” a tutte le donne che continuano a seguirla.
Rupi Kaur aveva già utilizzato i social tentando di disfare i tanti tabù sul corpo femminile, con un progetto artistico raffigurante il ciclo mestruale: rese pubblica una fotografia raffigurante una donna stesa, di spalle, con i pantaloni del pigiama sporchi di sangue.
Instagram censurò l’immagine creando una vera e propria bufera mediatica, per poi fare successivamente dietro front con annesse delle scuse ufficiali.
Ringrazio Instagram per avermi dato la stessa risposta che il mio lavoro era nato per criticare. Avete cancellato la foto di una donna completamente vestita durante le mestruazioni dichiarando che era contraria alle vostre linee guida, quando proprio le linee guida della vostra comunità rendono chiaro che non possa essere altro che un’immagine accettabile E, dato che non viola le vostre linee guida, continuerò a postarla.
Scrisse lei subito dopo la censura.
Dato il grandissimo seguito ottenuto dopo questo evento, per Rupi diventa dunque quasi un obbligo morale continuare a scrivere per cercare di aiutare le tantissime donne che si rivolgevano a lei in cerca di conforto.
Il suo scopo diventa quello di dare voce alle violenze subite, infrangere del tutto i tabù sul corpo femminile, abbattere la cultura patriarcale e conservatrice che attanaglia non solo il suo Paese, ma anche l’Occidente.
La prima cosa che notiamo nella sua scrittura è che non ci sono maiuscole, un omaggio alla sua lingua madre, il gurmukhi:
Nella scrittura gurmukhi tutte le lettere sono trattate allo stesso modo. mi piace questa semplicità. questa simmetria e questo andare sempre avanti. è una rappresentazione estetica di quello che vorrei vedere più spesso nel mondo: uguaglianza.
Le sue poesie raccontano di donne, di esperienze, violenze, difficoltà, delusioni e cadute, ma anche d’amore. Raccontano dei conflitti con i genitori, denunciano le disuguaglianze di genere, lo stupro, la misoginia. Sfatano i tabù sul corpo femminile esaltandone la meraviglia. Parlano del coraggio di accettarsi per quello che si è.
Non c’è amore senza autostima, scrive.
La Poesia per Rupi è un mezzo per salvarsi, un mezzo per superare un trauma che nessuna donna dovrebbe essere costretta a vivere.
La scrittura è stata la risposta al mio trauma. Ho scritto, ho scritto e ho scritto con l’intenzione di sopravvivere. È stata la poesia che mi ha portato a reclamare il mio corpo e amare me stessa
Nel 2014 ha raccolto i suoi versi nel libro “Milk and Honey” (nella tradizione punjabi, il miele e il latte sono considerati dei ricostituenti).
Il libro è diviso in quattro “fasi”: the hurting (il ferire), the loving (l’amare), the breaking (lo spezzare), the healing (il guarire).
“Non è un libro autobiografico, le emozioni invece si”, così risponde l’autrice a chi le chiede quanto ci sia di vero nel libro.
Ulteriore particolarità dell’opera è che ogni testo è accompagnato da un’immagine che enfatizza e conferisce energia, forza e vita al contenuto della poesia.
Milk and Honey oggi è uno dei manifesti del femminismo.
Pubblica inoltre nel 2017 “The Sun and her Flowers” , e stavolta parla del dolore, di un amore appassito, del vuoto della depressione che segue una violenza. E ancora, della forza di un nuovo amore che fiorisce e la riscoperta della propria bellezza, della propria meraviglia.
Con poche, brevi, quasi troppo semplici frasi, Rupi Kaur penetra nel cuore di chi legge e ne smuove gli ingranaggi, sconvolge, destabilizza, rimescola tutto.
Ci libera dai tabù sul corpo femminile, ci rende anzi pienamente consapevoli di questo corpo, il nostro, e ce ne svela l’incanto.
E’ con artiste del suo calibro che assistiamo finalmente alla rinascita della poesia. E ci rendiamo conto che è Donna.