Il femminismo spiegato ai bambini: come dare loro che chiavi per un futuro migliore
La chiamano ribellione.
Lo chiamano categoria.
Il femminismo non è semplicemente un movimento. È uno stile di vita, improntato sulla non accettazione degli stereotipi ed aperto ad una parità dei diritti per donne ed uomini.
É questo che bisognerebbe dire ad un giovane adulto prima di barcamenarsi in una società in cui, ancora oggi, si distingue la figura del maschio da quella della femmina.
Quanto può suonare cattiva quella doppia “m” Mentre si pronuncia quel termine ad alta voce? Per quello, si dovrebbe parlare di donne e di quanto meritino il proprio ruolo nel mondo.
Questa riflessione mi è venuta in mente quando un giorno, un ragazzino, un preadolescente, al supermercato, indicando una donna a cui le erano cadute in terra alcune bottiglie di acqua, ha detto:
«Mamma, guarda quella femmina scema!»
A me ha fatto una certa impressione. Più dello “scema”.
Potrà sembrare di poco conto, adesso, a dieci anni. Probabilmente, sarà lui stesso a trattare da ” femmina” Una sua collega di lavoro, una amica o una fidanzata.
Ecco perché è necessario parlare di femminismo spiegato ai bambini, e dire loro cosa si cela dietro questo movimento. Per preservare l’innocenza che solo un fanciullo può vantare, e per insegnare il rispetto e la parità sessuale.
Perché è così importante il femminismo spiegato ai bambini?
Tante battaglie si sono susseguite nel corso degli anni, tra sconfitte e piccole vittorie. Conquiste e perdite continue, in un mondo che pare non volersi arrendere all’uguaglianza e che preferisce restare spettatore mentre cruenti delitti al corpo ed alla mente continuano a verificarsi quotidianamente.
Spiegare il femminismo non equivale ad una pretesa e non sarà sicuramente l’unica soluzione, soprattutto quando ci si approccia con una persona cosciente e con capacità di pensiero critico.
Raccontare quanto la società cerchi di rendere silenziosa una donna, non farà sicuramente in modo che un giovane adulto assimili quei principi e sostenga la causa.
Ciò non toglie che sia necessario partire da questa grande piaga societaria per prepararlo ad una vita che non sarà sempre giusta ed egualitaria.
Dal termine alla quotidianità: chi è femminista
Non è un club, non è una élite, non è, nemmeno, uno status sociale. È chi ha deciso di battersi, con i mezzi a disposizione, per chi subisce le dure ingiustizie sessiste.
Chi punta all’inclusione, in controtendenza al pensiero comune ai più, che distingue l’uomo dalla donna. È chi lotta per abbattere la violenza che dilaga su chi non rappresenta un modello convenzionale, come gli omosessuali o i transessuali.
É chi crede che chiunque abbia il diritto di esprimere la propria indole e la propria personalità, senza il terrore di ciò che accadrà il giorno dopo.
Il femminismo spiegato ai bambini implica proprio questo: offrire, durante la loro fase di crescita, la possibilità di essere consapevoli che la volontà di cambiare le cose, anche da parte di una sola persona, possa considerarsi una vittoria. Un piccolo passo avanti verso la percezione di ciò che manca, cioè la giustizia nei confronti di molte donne.
Potersi definire femminista, dovrebbe essere un orgoglio. Poterlo dire liberamente, non dovrebbe essere motivo di paura. Paura che, un giorno possa diventare l’attenuante per ricevere le stesse ingiustizie da chi non desidera che tutto possa, finalmente, normalizzarsi.
É per questo che bisogna affrontare questo argomento con i giovani. Per mettere insieme un nuovo mattoncino, per rendere stabilì le fondamenta di un mondo migliore che solo con l’aiuto di tutti si potrà costruire.
Mi piace pensare alla frase di Oscar Wilde, “Date alle donne occasioni adeguate, ed esse saranno capaci di tutto“, ragionandola in senso più ampio.
Basterebbe, solo, poter offrire a chiunque le occasioni che meritano e le opportunità riservate, ancora oggi, solo ad alcuni, per poter davvero vivere in un mondo a misura di tutti.