Il 7 dicembre scorso Macron ha consegnato la Legion d’Onore ad Al Sisi, il dittatore dell’Egitto, in un incontro a Parigi quasi segreto. I media e diversi personaggi pubblici si sono indignati di fronte a questo esempio di realpolitik. Perché la Francia, patria dei diritti umani, ha fatto questo scivolone con il dittatore egiziano?
La Legion d’Onore ad Al Sisi: i fatti.
In Francia il canale televisivo TMC ha diffuso per la prima volta delle riprese che hanno suscitato indignazione. Di che si tratta? Il conduttore Yann Barthes ha mostrato ai suoi spettatori le immagini della visita all’Eliseo del discusso presidente Al Sisi.
Lo scalpore è generato dal fatto che nessuno dei francesi sapesse dell’incontro. Lo scalpore è diventato indignazione quando si è scoperto che Macron, paladino dei diritti umani, ha premiato Al Sisi con la Gran Croce della Legion d’Onore. Questa onoreficenza viene data a tutti i leader stranieri in visita all’Eliseo. Tuttavia Al Sisi agli occhi degli occidentali non è meritevole di un simile premio.
Durante la conferenza stampa i due presidenti hanno discusso cordialmente dell’alleanza militare e degli interessi dei due Paesi nel Mediterraneo. Mentre per quanto riguarda i diritti umani che Al Sisi calpesta facilmente, il presidente francese ha fatto solo un breve passaggio. Però questo veloce riferimento non ha turbato il colloquio.
Gli unici ad essere informati e presenti all’incontro erano i giornalisti egiziani, mentre i colleghi francesi ne sono stati tenuti all’oscuro e con loro il resto della popolazione transalpina. Non a caso Yann Barthes ha detto con amara ironia: “Oggi, per la prima volta, siamo dovuti andare sul sito di un regime autoritario per sapere che cosa succedeva all’Eliseo.”
La Legion d’Onore ad Al Sisi: le reazioni.
Le proteste per l’incontro e la Gran Croce della Legion d’Onore ad Al Sisi non si sono fatte attendere. La notizia ha fatto scalpore soprattutto in Italia che negli ultimi anni è ai ferri corti con con il Cairo.
Infatti nel nostro Paese la morte di Giulio Regeni e la reclusione di Patrick Zaki sono temi scottanti. Il fatto che Macron non si sia espresso con toni di condanna contro Al Sisi è stato visto come una pugnalata alle spalle.
Il 14 dicembre il giornalista Corrado Augias si è presentato all’ambasciata francese a Roma per riconsegnare la sua Legion d’Onore in segno di protesta. Il gesto di Augias è stato apprezzato e padre Alex Zanotelli ha invitato altre personalità della cultura e della politica italiana a fare altrettanto.
Anche Claudio Regeni, il padre di Giulio, ha espresso la sua gratitudine al giornalista. In particolare ha lodato la coerenza di pensiero e il sostegno alla lotta che la famiglia Regeni sta portando avanti dal 2016 per la verità.
Altre rinunce eccellenti alla Legion d’Onore vengono da Sergio Cofferati, Luciana Castellina e Giovanna Melandri. A riferirlo in un tweet è stato Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra Italiana.
Le uniche riserve vengono da Piero Fassino che ha osservato: “Sarebbe stato più utile chiedere al governo francese di affiancarci e sostenerci nel chiedere al governo egiziano di contribuire a fare piena verità sull’assassinio di Giulio Regeni”.
La Legion d’Onore ad Al Sisi: Macron e Al Sisi tra diritti umani e realpolitik.
La situazione francese.
L’incontro del 7 dicembre tra Macron e Al Sisi con il riconoscimento della Legion d’Onore all’autocrate egiziano sono uno schiaffo morale non solo ai francesi e agli italiani, ma all’intera Europa. Quali sono i legami che la Francia intrattiene con l’Egitto?
Per quanto sia discutibile e controverso, Al Sisi è per l’Eliseo un alleato fondamentale in politica estera. I motivi principali sono due. Da una parte c’è il lato economico-militare: la Francia vende da anni all’Egitto un’enorme quantità di armamenti (cosa che fa anche l’Italia, ad onor del vero) e tecnologia.
Dall’altra ci sono i delicati equilibri geopolitici nel Mediterraneo. Il Cairo gioca un ruolo fondamentale contro l’arrembante Turchia di Erdogan e nella sempre più caotica situazione libica.
Però la Francia ha serie problematiche anche nella situazione interna. Nell’ultimo periodo la politica transalpina si divide sulla legge che punta a combattere il radicalismo e il separatismo islamico. Il disegno di legge, composto da 5 titoli e 57 articoli, mira a scongiurare la radicalizzazione islamica e il terrorismo.
Tuttavia molti sono critici sull’efficacia della legge e sostengono che non sortirà gli effetti sperati e, anzi, creerà solo diffidenza verso i musulmani. Inoltre i partiti di estrema destra potranno sfruttare questa tensione per salire nei sondaggi.
La situazione egiziana.
Al Sisi, invece, sfrutterà gli incontri a Parigi per rafforzare la sua posizione. In primis si è mostrato ai cittadini come un leader rispettato in Europa.
In secondo luogo ha confermato accordi economici e militari con l’Eliseo senza che le violenze di cui si è macchiato causassero tensioni e incrinassero i rapporti cavandosela con un breve accenno alla situazione dei diritti umani in Egitto. D’altronde lo stesso Macron ha affermato: “Meglio mantenere una linea di dialogo esigente piuttosto che praticare un boicottaggio.” , e che la partnership franco-egiziana è fondamentale.
Nel frattempo il dittatore egiziano ha prolungato la reclusione di Patrick Zaki per altri 45 giorni e ha smcatenato un’offensiva contro l’EIPR (“iniziativa egiziana per i diritti personali”). I dirigenti di questa associazione sono stati rilasciati prima dell’incontro di Parigi per evitare problemi, ma altri attivisti sono in carcere.
La situazione delle carceri egiziane è a dir poco disastrosa e secondo il Human Right Watch sono detenuti tra i 60000 e i 100000 egiziani per reati d’opinione.
Al Sisi negli anni al potere ha creato un sistema capillare per la ricerca e l’annientamento dell’opposizione sfruttando un’enorme rete di informatori, forze di sicurezza spregiudicate, un sistema giudiziario corrotto e centri penitenziari disumani. Questa struttura si è dimostrata un vero muro di gomma contro i tentativi italiani di scoprire la verità sui casi Regeni e Zaki.
Inoltre Al Sisi sfrutta il problema del terrorismo particolarmente grave in Francia come scusa per eliminare gli elementi scomodi dell’opposizione accusandoli di essere terroristi o integralisti islamici.
La Legion d’Onore ad Al Sisi: conclusioni.
L’increscioso episodio del 7 dicembre ha mostrato come nella politica gli affari e la ragion di Stato vengano prima di quei diritti che noi consideriamo i pilastri della società contemporanea. Piegare la democrazia e la libertà ad un dittatore come Al Sisi in cambio di accordi economici e politici è un gesto ammissibile per una democrazia?