Akira Toriyama è stato un maestro.
Di geni come lui ne nasce uno ogni mille anni, in grado non solo di rivoluzionare un intero genere, ma persino la percezione di una nazione intera. Oggi, senza di lui, il mondo è un po’ più triste. E’ passato in fatti a miglior vita, o meglio, è andato nell’Al di là con Re Enma e Re Kaioh, il noto mangaka Akira Toriyama, il padre di Goku e Vegeta, del Dr. Slump e Arale, del commissario Yoikora e di tanti altri personaggi, sparsi per i vari universi narrativi.
Il ricordo di Akira Toriyama: perché è stato il mangaka più influente di sempre?
Spiegare in poche righe l’influenza che Akira Toriyama ha avuto sul mondo non è affatto semplice. Dragon Ball è senza ombra di dubbio la creazione che ha maggiormente influenzato le nostre vite. Rappresenta il suo apice editoriale. L’opera magna, si direbbe per qualche autore latinista. Questa è una verità assoluta, ma riduttiva. Akira Toriyama ha condizionato positivamente un’intera generazione di mangaka, che ha colto la sua eredità.
Da Toyotaro (l’attuale autore di Dragon Ball Super) a Eiichirō Oda (One Piece), da Masashi Kishimoto (Naruto, Naruto Shippuden, Boruto, Boruto Two Blue Vortex) a Kohei Horikoshi (My Hero Academia): i massimi esponenti del fumetto nipponico sono stati costretti a confrontarsi con lo stile unico di Toriyama. Se ad oggi il Giappone è una delle mete turistiche più ambite al mondo e se, nel nostro immaginario collettivo, alcuni dei personaggi partoriti da questi mangaka sono diventati dei modelli da seguire, lo dobbiamo il larga parte a questo gigante dell’arte orientale.
Akira Toriyama e Dragon Ball: le origini del mito
Lo stile di Akira Toriyama non può essere ridotto sotto un’unica definizione. Senza ombra di dubbio è uno dei massimi esponenti del genere battle shōnen, ovvero quella gamma di manga rivolta ad un pubblico compreso tra i 12 e i 18 anni e in cui a predominare sono le battaglie per il destino del mondo. Il Maestro, però, non si è limitato a questo. I suoi personaggi crescono assieme ai ragazzi che ne leggono le avventure.
Goku, ad esempio, il suo personaggio più riuscito, all’inizio di Dragon Ball (1986) ha circa undici anni, mentre nelle avventure di Dragon Ball Super, attualmente serializzato, supera abbondantemente i quaranta. Questo significa che Goku è cresciuto assieme alla generazione di lettori che lo ha accompagnato.
I manga di Akira Toriyama, per quanto ricchi di scontri e combattimenti, non sono limitati a incontri infiniti senza un filo logico. La grande forza del Maestro è sempre stata quella di abbinare scontri, trame accattivanti e gag comiche, a volte volgari, a volte sciocche, ma esilaranti. Soprattutto, questo è lo spirito con cui Toriyama ha intrapreso l’avventura del primo Dragon Ball, quello con Goku bambino. L’opera magna, il battle shōnen per antonomasia, nasce come parodia di sé stesso.
Lo stile narrativo di Akira Toriyama: un maestro del colpo di scena
Sono i tornei Tenkaichi a dare realmente slancio a Dragon Ball e a lanciarlo nella stratosfera dei manga di combattimento più apprezzati. Tornei di decine di capitoli in cui i nostri protagonisti dovevano confrontarsi con avversari sempre più forti e potenti.
Una volta conclusa la vena realizzativa che ha portato al successo queste saghe, il Maestro è stato bravo a trovare un altro colpo di genio. Ho esaurito i potenziali avversari sulla Terra? Allora guardiamo alle stelle, allo spazio. Chissà quanti pericoli possono provenire da pianeti lontani e sconosciuti.
Da qui, poi, si apre un altro universo, fatto di Sayan, Demoni del Freddo (Freezer, Cooler e Re Cold), soldati scelti e squadre d’Elité. E’ l’origine di Dragon Ball Z, quella famigliare alla maggior parte di noi.
Toriyama non è mai stato un mangaka dedito alla programmazione. Ha sempre improvvisato la maggior parte dei colpi di scena dei suoi fumetti e a volte alcuni dei buchi di trama presenti in Dragon Ball sono delle vere e proprie dimenticanze da parte dell’autore. Anche questo spirito d’improvvisazione è stato il fulcro del successo dell’autore. Ad esempio, Cell, uno dei pochi nemici in grado di uccidere Son Goku, è stato introdotto solo a metà della Saga degli Androidi perché è stato concepito proprio in quel momento.
Anche questo aspetto è fondamentale, perché ha contribuito in maniera importante al successo del mangaka. La capacità narrativa di svoltare all’improvviso, di cambiare idea, di dare le spalle a una trama per inseguire un obiettivo più alto. Questo, probabilmente, è il suo vero genio dal punto di vista narrativo.
Lo stile grafico di Toriyama: un’arte fatta di semplicità
Per quanto riguarda lo stile di disegno, le tavole di Akira Toriyama sono sempre state composte da linee piuttosto semplici e con degli sfondi non troppo ricchi. Il vero plus del mankaga è lo stile di regia.
Lo so, fa strano a dirlo per un manga, ma anche in questo settore la regia è una componente fondamentale. Il susseguirsi delle tavole, la fluidità dei movimenti di protagonisti ritratti in posa, la percezione della cinetica: sono tutte caratteristiche hanno contraddistinto il tratto del Maestro e che hanno ispirato le attuali generazioni di mangaka.
Qual è l’eredita del maestro?
Oggi, la morte di Akira Toriyama lascia un grande vuoto. Sicuramente, ha disseminato tante piantine sbocciate meravigliosamente, che a loro volta saranno in grado di ispirare altrettanti autori di successo. Le idee, in fondo, non mancano e le possibilità sono praticamente infinite.
Quello che deve rimanere, allora, è un profondo senso di gratitudine. In Giappone, in fondo, fino all’era pre-buddhista predominava il culto degli antenati e Dragon Ball resterà lì, in eterno, a ispirare generazioni. Perché non credere, allora, che lui resterà lì a vegliare sulla sua eredità culturale?
Quali sono le migliori parole per congedarsi da questo mito eterno del manga nipponico?
Quelle più semplici.
Arigatō, Toriyama-dono.