Con il caso Alfie un possibile riscatto?
Milano ha perso il suo sogno: l’Unione Europea ha infatti stabilito che la sede dell’Agenzia Europea del Farmaco ( EMA ), quando lascerà Londra a seguito della Brexit, aprirà la sua sede ad Amsterdam (Olanda) da sempre al centro della medicina e dell’innovazione.
I responsabili avrebbero infatti localizzato una posizione idonea ai nuovi laboratori nella Venezia del Nord.
Non è un caso se la Nuova Russia voluta dallo Zar Pietro il Grande, San Pietroburgo, si sia ispirata a questa città.
Invece che prenderla sportivamente, la Regione Lombardia ha aperto un indagine ed un ricorso contro questa decisione considerata arbitraria davanti alla Corte di Giustizia Europea.
Siamo arrivati ad accusare l’Olanda di aver trovato una locazione non idonea, in termini di spazi, all’utilizzo richiesto mentre giustamente fanno notare che la soluzione è appropriata oltre ogni ragionevole dubbio.
Una caduta d’immagine per Milano? Indubbiamente.
Come italiani ci dispiace che Milano non sia stata considerata come sede dell’EMA.
Tuttavia bisogna accettare fiduciosi la decisione che i paesi membri hanno preso per questa organizzazione che merita di essere al centro dell’Unione.
Non è una competizione, non dev’essere una gara a chi si aggiudica un premio.
Il gesto del leghista Maroni è inqualificabile in quanto è contrario alla medicina e alle politiche europee.
Una decisione, anche se contraria ai desideri di una certa politica, dev’essere accolta per il valore ed il lavoro con cui sono state stabilite.
La settimana del 19 febbraio arriverà la decisione sul caso Alfie Evans.
Questo bambino inglese è affetto da una malattia sconosciuta e potenzialmente fatale al quale i medici del Great Ormond Street Hospital vorrebbero alleviare le sofferenze.
Solite organizzazioni pro vita dicono di spostarlo al Bambin Gesù nonostante il volo tra il Regno Unito ed il Vaticano, stando agli specialisti, potrebbe ucciderlo.
Fino a che punto possiamo spingere la medicina?