Islam, cristianesimo e Costituzione

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Una religione può andare “contro la legge” di un Paese?

<<Noi riteniamo queste realtà siano di per sè evidenti che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.>>

Questo scriveva Thomas Jefferson il 4 luglio 1776 nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti.

Il terzo presidente americano ha voluto quindi ribadire il legame tra la legge e la religione.

Il Creatore ha infatti lasciato dei valori su cui si basa, si deve basare il corretto ordinamento di uno stato.

In Italia tale concetto di parità delle religioni davanti alla legge era già presente nello Statuto Albertino emanato da Re Carlo Alberto nel 1848.

Anzi assume un valore primario essendo indicato nel primo articolo secondo cui, nonostante la religione cattolica romana sia la religione ufficiale del regno, le altre confessioni sono tollerate dalla legge.

Tale principio viene ribadito dalla Costituzione attuale all’articolo 8 che sancisce la parità delle altre religioni all’infuori della cattolica (Islam ed ebrei).

Negli ultimi giorni si sono lette pericolose critiche da parte a questi articoli: in particolare da parte di Salvini, leader della Lega Nord

A seguito della costruzione di un centro culturale islamico, il leader del Carroccio avrebbe definito l’ Islam ” incompatibile con la Costituzione Italiana”.

E’ assolutamente intollerabile attaccare un principio della Carta Costituzionale per accapparrare consensi in campagna elettorale.

E’ inammissibile in quanto si va a mettere in discussione un fondamento della repubblica che prevede le religioni e i loro principi come cardine insostituibile della democrazia.