Il senso di questo viaggio
Ultimi giorni in Centro America : mi trovavo di nuovo in Messico, dopo avere trascorso praticamente un mese in Guatemala.
Mi fermai a Città del Messico e la prima cosa che mi colpì furono i graffiti che vidi in quella metropoli.
Lo stile era molto particolare: tendente al gotico e lievemente macabro per certi aspetti; mi ricordava storie di gang rivali e regolamenti di conti fra le stradine di quell’assolato continente.
Anche i negozi dove vendevano fanzine sull’argomento erano numerosi e in alcuni casi all’interno c’era anche un piccolo tattoo studio.
Stiamo trattando qui l’estetica della street art messicana praticamente.
Nella mia mente, mentre passeggiavo per i sobborghi di quella grande città, andavo a tutto ciò che vidi e appresi anche in questa circostanza.
Interi villaggi dislocati lungo le rive di un immenso lago, dove pacifismo occidentale e tradizioni locali si fondevano in un mix antropologicamente ricco e ben sviluppato.
Scuole di reiki, corsi di yoga e cucina naturale ai bordi della giungla messi in piedi dai traveller che conobbi in quel viaggio. Poi internet point ovviamente, mercati locali, folclore assortito per viaggiatori di tutti i paesi.
Questo in Messico come in Guatemala.
Ricordo ancora i bagni al fiume, le pozze naturali di Agua Azul e il ruggito del giaguaro fra la giungla umida.
Le piramidi a gradoni mi conquistarono e anche in quel luogo, nella riserva naturale di Palenque, numerosi, i traveller, si adoperavano per allestire banchetti, mercatini, con l’artesania e i manufatti da loro prodotti.
Il mio stile di vita, la scuola dalla quale provenivo, mi portò ad apprezzare molto anche tutto il contesto urbano del grande capoluogo messicano.
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