Mamma o lavoro?
Sembra una semplice domanda, ma nella donna scatta un “conflitto”, dove il dilemma è “torno a lavoro o resto a casa con la prole?
In Italia le statistiche ci dicono che le mamme spesso rinunciano al lavoro perché non hanno aiuto. Non sempre è sufficiente iscrivere il bimbo al nido o alla scuola materna, occorre che qualcuno collabori anche nella gestione (accompagnare o riprenderli da scuola, malattia, ecc.).
Se il marito ha un lavoro che prende buona parte della giornata, i nonni sono lontani o ancora non in pensione, i costi della baby-sitter sono elevati, facendo il due conti la mamma sceglie di dedicarsi alla famiglia a 360°.
Qualcuno ritiene che non lavorare fuori casa vuol dire avere tanto tempo per sé stesse, ma non è cosi.
La donna, mamma, compagna o moglie mette da parte, o annulla, il proprio essere, le proprie aspettative e la propria carriera.
Molti psicoterapeuti sostengono che quando si è insoddisfatte i figli se ne accorgono. L’insoddisfazione è presente quando la scelta tra fare la mamma full time o lavorare diventa un conflitto, come se avere l’utero desse l’onore di dare la vita e gli oneri tutti sulla mamma.
Si ha paura del giudizio altrui (di parenti soprattutto) e di essere tacciate di egoismo qualora si venga aiutate da una tata.
La famiglia dovrebbe essere la prima a spronare queste madri che, spesso, nascondono questo malessere, questo non volere scegliere da sole ma fare comuqnue ciò che giusto per tutti.
La verità è che non c’è una scelta giusta, mamme siate forti e prendete la strada più giusta per voi e la vostra famiglia, perché il tempo passa ed i treni persi non passano più.
Vincete questo conflitto, al cui apice probabilmente c’è una depressione post-partum non compresa o curata, perché può portare ad attacchi di panico e ansia.
Mamme siate sempre fiere di voi, i vostri figli lo sono a priori.
Sitografia:
Virginia Di Leone