È uno dei fenomeni cinematografici del momento il documentario di Asif Kapadia su Diego Armando Maradona, il miglior calciatore di tutti i tempi. Il regista inglese di origine indiana ha avuto l’idea di mettere a segno un altro colpo raccontando una storia unica di uno sportivo dopo quella del pilota brasiliano Ayrton Senna, deceduto del 1994. Il documentario sull’ex calciatore argentino, campione del mondo nel 1986, è un compendio di immagini inedite e di testimonianze esclusive riguardanti uno degli sportivi più influenti e mediatici di sempre. Primo ad inveire contro la FIFA, eroe ribelle e personaggio al di là del calcio, Maradona ha vissuto davvero una vita unica e straordinaria, partendo dal basso per arrivare in cima al mondo. Nato in una villa miseria (una baraccopoli) nella periferia di Buenos Aires, nel 1960, fu notato a 9 anni da Francis Cornejo, allenatore delle giovanili dell’Argentinos Juniors. Il romanticismo entra fin dal primo momento nella sua vita, dato che il giorno del primo provino, il campo dove il piccolo Diego doveva provarsi era allagato, il che obbligò Cornejo a trasferire l’intera truppa di piccoli fenomeni al parco Saavedra, al nord di Buenos Aires. Da quel momento iniziò una leggenda assoluta che Kapadia ha voluto documentare per ultimo.
Maradona, infatti, è stato oggetto di tantissime altre pellicole precedenti, tutte con un fuoco distinto ma ovviamente incentrate sulla sua figura storica. Il suo ruolo di calciatore capopopolo fu evidente soprattutto nella tappa napoletana. La squadra azzurra, una delle più attrezzate nella lotta per lo Scudetto in Italia secondo le scommesse sportive di Betfair, lo acquistò nel 1984 dal Barcellona nell’ambito di un’operazione di mercato unica e quasi impensabile. Senza un gran pedigree o curriculum, il Napoli fu scelto da Maradona per dar vita a una rivoluzione calcistica e sociale senza paragoni: il Nord potente rappresentato da Inter, Milan e Juventus era il despota assoluto del calcio italiano, ma grazie all’argentino il vento cambiò. Il suo arrivo permise al Napoli di migliorare le prestazioni e di attirare una serie di giocatori di livello grazie ai quali in tre anni si costruì una squadra capace di vincere per la prima volta nella storia lo Scudetto, esattamente il 10 maggio del 1987, quasi un anno dopo la vittoria del mondiale con l’Argentina a Città del Messico.
La leggenda di Maradona, identificato anima e corpo con la città di Napoli, fu qualcosa di unico dal punto di vista sociale, vista la totale compenetrazione tra il calciatore e il popolo partenopeo, da sempre alla ricerca di un Re e di una soddisfazione contro lo strapotere del Nord Italia. Capace di portare il Napoli a vincere una Coppa Uefa e un altro Scudetto, oltre che una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, l’argentino diventò leggenda tra goal, eccessi e giocate fuori dal campo che lo resero una vera e propria rock star, totalmente diversa da ogni calciatore arrivato prima. Il suo ricordo, con il film di Kapadia come leggendaria ultima trasposizione, è scolpito nel marmo della Hall of Fame del calcio mondiale.