La nona stagione di American Horror Story ha debuttato sulla rete di FX lo scorso venerdì e Ryan Murphy ha ancora una volta dimostrato il suo talento tanto apprezzato dai grandi fans della serie.

Nell’ultima, ma non ultima, stagione, la serie ha tuttavia visto una tabula rasa degli attori onnipresenti nelle prime nove stagioni, tra cui il fantastico duo: Evan Peters e Sarah Paulson.

La causa che ha portato a questa conseguenza è, come spiega il presidente della FOX, il budget troppo elevato della serie, ma anche il bisogno di “ricominciare da capo”.

I grandi amanti della serie sentiranno sicuramente la mancanza del cast originale, che ha già dovuto dire addio a Jessica Lange qualche stagione fa, ma Sarah Paulson farà la sua comparsa in un cammeo, speriamo non troppo breve.

American Horror Story: 1984, il cast che ci farà tremare di paura durante questa stagione

 
 
 
 
 
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Welcome to Camp Redwood ’84. #AHS1984

Un post condiviso da American Horror Story (@ahsfx) in data: 18 Set 2019 alle ore 11:38 PDT

Il cast, annunciato sul profilo instagram della serie, di questa nona stagione vede grandi ritorni, grandi addii e grandi new entry.

  • Emma Roberts (Brooke Thompson);
  • Billie Lourd (Montana Duke);
  • Leslie Grossman (Margaret Booth);
  • Cody Fern (Xavier Plympton);
  • Matthew Morrison (Trevor Kirchner);
  • Gus Kenworthy (Chet Clancy);
  • John Carroll Lynch (Mr. Jingles);
  • Angelica Ross (Rita Chambers);
  • Zach Villa (Richard Ramirez).

Il ritorno di Emma Roberts, e per la prima volta non come la mean girl della situazione, è stato apprezzato un po’ da tutti, come anche quello di Billie Lourd e di Leslie Grossman, ma soprattutto, più apprezzato dalle signorine e da chiunque si sia innamorato di lui nella penultima stagione, è il ritorno di Cody Fern.

Un ritorno è stato anche quello di John Carroll Lynch, che in Freak Show ha interpretato l’amato e odiato Twisty il Clown e in Hotel il serial killer John Wayne Gacy, mentre in questa stagione interpreta il nuovo villain, Mr. Jingles.

Infine, Zach Villa è l’ultimo ritorno del cast e proprio nei panni di Richard Ramirez, che aveva già interpretato in American Horror Story: Hotel, meglio conosciuto come il “night stalker“.

Uno dei primi new entry nel cast, ma che gli amanti di Glee hanno già amato, è Matthew Morrison, che nella serie musical ha interpretato il professore Will Schuester.

E oltre lui, una persona nota ma non per la sua carriera filmografica è Gus Kenworthy, famoso sciatore freestyle.

La comunità LGBT invece avrà subito riconosciuto l’attivista per i diritti dei transgender Angelica Ross, attrice anche nella serie tv Pose, dello stesso Murphy.

Ma qual è la storia vera presente nella 9×01 di American Horror Story: 1984?

Richard Ramirez: the night stalker

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Zach Villa che interpreta Richard Ramirez e il vero serial killer

Già presentato in American Horror Story: Hotel, Richard Ramirez è stato un serial killer statunitense condannato alla camera a gas per 41 crimini, tra cui 13 omicidi tra marzo e giugno del 1985.

Ramirez è uno dei serial killer più famosi (e, purtroppo, tanto amati da essersi addirittura sposato mentre era in carcere) di tutti i tempi, sia a causa della sua cattiveria che per il suo esser riuscito a terrorizzare una città grande come Los Angeles.

Nato da una madre cattolica e un padre ex poliziotto a Santa Fe, Ramirez è essere stato reindirizzato agli omicidi dal cugino, veterano della guerra vietnamita che ha mostrato al piccolo Richard delle Polaroid di omicidi, mutilazioni, donne seviziate e che lo ha costretto ad assistere all’omicidio della moglie, a soli 13 anni.

Molti hanno invece cercato di spiegare la cattiveria di Ramirez con il background della vita dei genitori prima della sua nascita, ovvero l’esposizione a radiazione atomiche e il contatto della madre con sostanze tossiche anche durante la gravidanza.

Trasferitosi a Los Angeles dal fratello eroinomane e svaligiatore, il night stalker divenne un consumatore eccezionale di marijuana. Tornato a Santa Fe, invece, con il fratello Roberto ossessionato dal sesso, si appostava di notte davanti alle case per spiare le ragazze mentre si spogliavano.

Cominciò a drogarsi con LSD, a rubare per comprare la droga e a lavorare in un hotel dove spiava le donne e dove, a 15 anni, cercò di stuprare una di loro, bloccato però dal ritorno del marito. Il giudice fu clemente e tutti credettero alla storia del “era consenziente”.

Finito in carcere per un furto d’auto in California a 18 anni, conobbe un ragazzo satanista e si avvicinò al culto di Satana, evitando però i riti comuni. Intanto diveniva sempre più abile nello svaligiare e rubare.

La sua prima vittima fu una donna di 79 anni nel 1984, ma l’omicidio non ottenne molta importanza mediatica

Successivamente, Dayle Okazaki (34) e Tsai-Lian “Veronica” Yu (30), uccisi nel marzo del 1985 dai colpi di una calibro 22. E dopo di loro, altre 11 vittime, l’ultima Peter Pan (66), ucciso il 18 agosto 1985 a colpi di pistola.

Le sue prime vittime furono tutte nella città di Los Angeles, tanto da terrorizzare l’intera metropoli che, di conseguenza, aumentò la vigilanza. Ramirez fu quindi costretto a spostare il suo bagno di sangue a San Francisco, per poi ritornare nella città dove tutto era iniziato e dove tutto finì anche.

L’uomo, la cui faccia ormai era conosciuta in tutta Los Angeles, fu riconosciuto in un bar e poi rincorso, aggredito e bloccato da più uomini, fino all’arrivo della polizia che procedette con l’arresto.

Come con Charles Manson, in tribunale e in tutta la città le fans del serial killer si facevano sentire, con urla d’amore nei confronti di un uomo che si era macchiato di crimini orribili, con zero rispetto per chi era vivo e soffriva a causa sua.

Nel 2004 Ramitez viene comdannato a morte tramite camera a gas. L’esecuzione sarebbe dovuta avvenire nel 2006, ma la pena fu rimandata e l’assassino morì per un linfoma di tipo B in carcere, nel 2013.

Nel 2009 il suo DNA è stato legato alla morte di una bambina di 9 anni in un hotel nel quartiere dove l’uomo viveva nel 1984, e si pensa quindi che quello sia stato il suo primo omicidio.

Il modus operandi del night stalker era sempre lo stesso: si introduceva di notte nella casa delle sue vittime, spesso delle coppie, dove uccideva il prima possibile l’uomo per poi “dedicarsi” alla donna, che stuprava e sodomizzava per poi mutilarla post-mortem.

L’impatto culturale del night stalker

Nel campo cinematografico, sono stati girati diversi film e documentari su uno dei più famosi serial killer, tra cui:

  • Manhunt: Search for the Night Stalker (nel 1991 rinominato “Hunt for the Night Stalker”), con la regia di Bruce Seth Green;
  • The Night Stalker, diretto da Megan Griffiths (2016);
  • Mass Murder (documentario dove sono presenti anche altri serial killer come Ted Bundy);
  • Nightstalker, diretto da Chris Fisher (2002).

In campo musicale, invece, a ricordare il serial killer sono in primis il chitarrista della band di Marilyn Manson, che usa come nome d’arte Twiggy Ramirez, unendo il nome di un’icona fashion (la modella Twiggy) con il cognome di un’icona di morte.

A dedicargli delle canzoni sono invece:

  • I Macabre, band statunitense,(canzone “Nightstalker” presente nell’album “Sinister Slaughter”, 1993);
  • gli italiani Baphomet’s Blood (canzone “Nightstalker” presente nell’album “Satanic Metal Attack”, 2006);
  • i giapponesi Church of Misery (canzone “Where Evil Dwells”).

 

Voi conoscevate la storia di Richard Ramirez?

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