Polemiche a non finire, gruppi che a sorpresa sovvertono le classifiche e cantanti di fama internazionale abbandonati nelle ultime zone della classifica. Le premesse per il main event ci sono tutte.
Si apre così la terza serata della settantesima edizione del Festival di Sanremo. Sarà la data dedicata alle cover, 23 canzoni, più un medley, tutti eseguiti da un concorrente in gara ed un super ospite. Il voto sarà espresso soltanto dall’orchestra, ed andrà a premiare la difficoltà delle composizioni.
Deborah
Subito Amadeus traghetta in porto il primo concorrente, con una partenza a razzo. Michele Zarillo, autore ieri sera di una gran prova, e Fausto Leali aprono le danze con Deborah, indimenticabile brano del 1968. L’autore di 5 giorni è in gran spolvero, dimostrandosi come una delle grandi sorprese di questa festa. Incerta, invece, la prova di Leali, che penalizza e abbassa il livello della prova. Nel complesso, cover orecchiabile e godibile dalle grandi masse e applauso della platea ampiamente meritato.
Vado al massimo
Il secondo brano, invece, è un successo di Vasco Rossi datato 1982, un inno generazionale: “vado al massimo”. L’interpretazione è siglata dal grande protagonista delle polemiche pre-festival, Junior Cally in collaborazione con Viito, gruppo autore di un successo nazionale come “Bologna Centrale”. Le sonorità paiono volontariamente molto retrò, trasportandoci direttamente di fronte a Dino Zoff che alza la Coppa del Mondo al cielo.
Junior Cally trasforma le strofe nello slang tipico delle sue canzoni, mentre il front-man di Viito interpreta la parte melodica, cercando di rispettare fedelmente la parte. Una combinazione potenzialmente vincente e che convince. Ci vuole coraggio e talento per reggere una canzone del genere, e la prova non può che essere positiva.
Per la terza serata del Festival di Sanremo, quella delle cover, una partenza con il botto.
Dopo i primi due brani, Amadeus si concede uno stacco per presentare la valletta di questa terza serata. La prima è Georgina Rodriguez, la celebre compagna di Cristiano Ronaldo, fenomeno indiscusso della Juventus. Lei appare meravigliosa, nel suo abito candido argenteo, con una scollatura a cuore e una sinuosa forma a sirena. Amadeus adula più il marito della bella dama, presentando una maglia bianconera sotto la giacca.
Alla fine, il presentatore ci ricorda la sua vera fede, sfacendo sfociare il tutto in una gag piuttosto godibile. Il direttore artistico è un grande spolvero.
Vacanze Romane
Terzo brano in gara, Vacanze Romane dei Matia Bazar (1983), ad interpretare questa perla della canzone nostrana saranno Marco Masini ed Arisa. Di Marco Masini resta impressa la prova al piano, mentre il pubblico rimpiange la sigla di Shaman King, una delle sue migliori canzoni. Arisa, dall’alto del suo talento, stecca per tutta la durata della cover. Prova assolutamente dimenticabile.
Si riparte dopo la pubblicità con un maxi spottone contro la violenza sulle donne. Fossero tutte così le pubblicità di Sanremo! Ad essere celebrato è l’incontro di settembre, a Campovolo, con sette grandi celebrità del mondo della musica a lottare contro questo male della società. Tra le tante, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Elisa.
L’edera
La quarta cover in gara è dell’indimenticata Nilla Pizzi. A lanciarsi nell’interpretazione è Riki, il bello ed impossibile di Amici di Maria de Filippi, in duetto con Anna Mena.
Il ragazzo, evidentemente abituato ad interpretare brani altrui grazie al talent, fornisce una prestazione migliore rispetto a quella sfoderata per il brano in gara. La prima parte del brano mantiene le classiche sonorità anni ’60, mentre la seconda parte si fa trascinare da sonorità più moderne. Anche in questo caso, la spalla è il punto debole. Anna Mena, questa sera, non sarebbe stata ammessa nemmeno al coro della chiesa.
E se domani
Quinto brano in gara, con un pezzo reinterpretato da Mina. L’interpretazione è affidata a Raphael Gualazzi con Simona Molinari. Tra tutti i cantanti in gara, l’ex enfant prodige che ha trionfato a Sanremo Giovani è l’unico ad avere l’intonazione per aspirare ad un buon risultato.
Raphael ci prova, ma il suo tono caldo viene completamente sommerso dalla potenza canora dell’orchestra. Molinari raggiunge un risultato appena migliore, coadiuvata da una prova canora di discreto rispetto, nonostante diverse imperfezioni.
Stiamo parlando, però, di Mina. Signori miei, con tutto il rispetto, lasciate i miti impressi nella leggenda. Non scomodateli.
Sanremo 2020 sarà ricordato come il primo festival dove viene inquadrato più volte il marito della prima donna che la signora stessa. Pessima immagine.
Spalle al muro
Anastasio con la Premiata Forneria Marconi salgono sul palco dell’Ariston per interpretare la cover de “Spalle al muro”. La PFS fornisce un’ottima prova dal punto di vista della prestazione musicale, mentre Anastasio, come Junior Cally, si lancia nel suo classico slang. Si possono, però, definire cover le canzoni reinterpretate in questo modo?
Nel complesso, però, la prova è piuttosto godibile.
Continuano le gag tra Amadeus, Georgina e Cristiano Ronaldo. La domanda è: chi è la vera spalla tra il marito e la moglie?
Si può dare di più
E’ il momento di far scendere una lacrima per i nostalgici. La reinterpretazione di questa cover è affidata a Levante, Francesca Michelin e Maria Antonietta. Una versione women power di uno dei brani più iconici degli anni 80. A sorpresa, questa è la canzone meglio riuscita della serata finora. Levante riscatta la prova mediocre di ieri sera, mostrando al pubblico la propria potenza vocale.
Brave, brave e ancora brave.
E’ arrivato il momento del maxi-spottone della Tim. Yeeeeah… (ndr)
La voce del silenzio
La coppia Alberto Urso e Ornella Vannoni, finora, è la peggiore della serata. Il concorrente di questo Sanremo 2020 è assolutamente non all’altezza delle grandi voci che lo hanno preceduto in questa interpretazione. Ornella Vannoni, invece, è spesso fuori tempo, e cammina sul filo della stecca canora.
Uno scempio. Ce lo saremmo risparmiati volentieri.
La platea, inspiegabilmente, si alza per omaggiare i due. Lasciamo il beneficio del dubbio: magari sono le casse del televisore a non funzionare adeguatamente.
Avanti la seconda spalla, una celebre star della televisione albanese: Alketa Vejsiu. La dama albanese sciorina un italiano migliore di due terzi dei nostri parlamentari, dando prova di grande cultura. La perfetta controparte di Georgina Rodriguez: la mora e la bionda, la celebre raccomandata ed il talento acerbo, la muta e la chiaccherona. Chapeau.
Adesso tu
E’ il momento di Elodie! La bionda è una grandi star di questa settantesima edizione, e sicuramente la voce femminile con la maggior probabilità di finire sul podio. Si lancia in questa cover di Eros Ramazzotti accompagnata da Aeham Ahmad.
La prova canora non è delle migliori, e questa sera abbiamo visto cover ben più convincenti. Questo duetto non si può certamente definire tale.
Luce
Rancore con Durdust e La Rappresentante di Lista. Il rapper romano offre una delle reinterpretazioni più originali della serata, ma la sua spalla non è assolutamente all’altezza di Elisa. La Rappresentante di Lista uccide malamente il ritornello, mentre Rancore prova a tramutare la strofa in uno slang a tratti godibile.
La domanda, in conclusione, è una: perché?
Lo sguardo truce mostrato dal rapper in chiusura è la miglior sintesi dell’esibizione.
Alketa è appena stata malamente spedita al freddo e al gelo sul palco del Nutella Stage. La vera domanda è: riesce a scaldarsi parlando?
Primo superospite della serata: sul palco dell’Ariston si esibisce Lewis Capaldi, uno dei talenti migliori della nuova scuola canora britannica. Il ragazzone classe ’96 offre una gran prestazione, grazie ad una voce calda e a sonorità dolci. Per alcuni una gradita conferma, per altri una piacevole scoperta.
Redit: ha stonato. Ha stonato sulla sua stessa canzone. Come. E’. Possibile?
Redit 2: ha stonato ancora. E ancora. E ancora. Amico mio, che ti è successo? Serve una camomilla per scaldare la voce?
Almeno non è andato in playback come i Ricchi e Poveri.
Roberto Benigni e la cover del Cantico delle Creature
E’ arrivato il momento del comico più amato ed apprezzato d’Italia, nel mondo. Viene portato letteralmente in trionfo, accompagnato dalla banda della Città di Sanremo e su una delle colonne sonore più celebri del cinema italiano. La platea lo accoglie come una celebrità, la stampa lo osanna ed i social sono esplosi.
Il comico toscano sale con convinzione sul palco, trasformandosi nel vero mattatore della serata.
Il Roberto nazionale è in grande spolvero, lanciando una proposta innovativa: il televoto tramite citofono. Il riferimento al Capitano Matteo Salvini è palese, e tutto il suo monologo è pieno di piccole battute taglienti rivolte alla Lega.
A quanto pare, questa è la serata delle smentite: Benigni, partito benissimo, va a convergere su temi religiosi, andando a smorzare quanto di buono costruito sinora.
La religione è stata al centro degli ultimi spettacoli del comico toscano, ma di certo non viene ricordato per questo. Roberto Benigni è stato un celebre attore, un cantastorie fantastico, un satiro irriverente e un interprete gigantesco. Ha smontato Berlusconi negli anni del successo, ha raccontato Dante come nessun altro, ha raccontato il nazismo e la Shoah da un punto di vista unico, speciale ed indimenticabile.
Non viene ricordato, però, per i suoi monologhi religiosi, melensi, monotoni, piatti.
Roberto, ti prego, riprovaci il prossimo anno, e lascia la Bibbia nel comodino.
Benigni finisce il suo monologo dopo venti minuti di noia. L’Ariston applaude, anch’esso poco convinto.
L’orchestra aggiusta gli strumenti, si riparte con la musica.
Medley
Dopo Benigni, ci vogliono i Pinguini Tattici Nucleari per scongelare il pubblico dal proprio torpore. Si parte con “Papaveri e Papere”, il tono resta dolce e soave. Il ritmo viene subito spezzato con “nessuno mi può giudicare”. Il forte cambio di sonorità viene ben assorbito dall’orchestra, che si lancia ancora in un altro evergreen della musica italiana: “Gianna” di Rino Gaetano. I ragazzi si divertono e fanno divertire, e riescono a cantare anche i “Ricchi e poveri”, fornendo un’interpretazione migliore di quella sfoderata ieri sera dal gruppo originale.
Altro giro, altra canzone: è il momento di “Una musica può fare” e “Salirò”.
Saranno pure dei Pinguini lontani, ma sono tecnicamente bravissimi. La band è riuscita ad essere coerente ed a mantenere il ritmo. Si sfocia ora nel contemporaneo: si chiude con “Sono solo parole” e “Rolls Royce”. Hanno racchiuso settantanni di Sanremo in quattro minuti.
La platea è esplosa, e la standing ovation è meritatissima.
Gli hanno affidato il compito più difficile: risvegliare il pubblico dopo l’intervento di Benigni. Ci sono riusciti in pieno.
Ti regalerò una rosa
Dopo il superspot di “un amica geniale” è il momento di Enrico Nigiotti, accompagnato da Simone Cristicchi. E’ la prima volta, questa sera, che l’autore sale sul palco per accompagnare la propria canzone. Quest’anno, però, Nigiotti ha perso tutto lo smalto dell’anno scorso e riesce a mettere in difficoltà anche Cristicchi sul suo stesso brano.
Ti regalerò una rosa, tecnicamente, non è difficile, né da interpretare, né da suonare. Quello che dovrebbe colpire è l’emotività trasmessa dall’interpretazione del testo, quasi fosse una recita. L’interpretazione del concorrente, però, è talmente piatta da risultare quasi violenta per le orecchie.
Peccato, davvero, perché la prova offerta è quella della classica massaia che canticchia mentre lava i piatti.
Tocca ancora a Georgina Rodriguez incantare il palco dell’Ariston. Non essendo dotata del dono della parola come la sua controparte bionda, cerca di emozionare il pubblico con un sensuale tango. Per sfortuna, la bella mora parla molto meglio di come balla.
Mika e la cover di De André
Terzo superospite della serata, ed è il momento di Mika. Canta meglio di Tiziano Ferro, balla meglio di Georgina Rodriguez ed è molto più interessante di Roberto Benigni in tema di religiose. Potevano lasciare a casa tutti gli altri ed invitare solo lui.
The Web Coffee propone ufficialmente Mika come prossimo presentatore di Sanremo: è l’uomo di talento che questo Festival non merita, ma di cui ha estremo bisogno.
Dopo aver lanciato la sua nuova hit, si lancia in un evergreen del proprio repertorio. Happy Ending ha accompagnato le notti malinconiche della maggior parte di noi, e sentirla cantare live è davvero un emozione.
Dopo due minuti di monologo sulla bellezza della musica italiana, sulla sua cultura e sui suoi musicisti. Mika emoziona, raccontando con vero sentimento quello che pensa del Bel Paese. A sorpresa, il cantante americano si lancia in un’interpretazione di De André, “Amore che viene, amore che vai”. Non ci sono parole per descrivere l’emozione, perché è di gran lunga l’interpretazione più sentita e commovente. E’ il momento più alto della serata.
La nevicata del ’56
Giordana Angi e Solis String Quarter hanno un compito impossibile: non far calare l’attenzione dello spettatore dopo la prova da standing ovation di Mika. L’impresa non è delle più semplici, ma la cantante made by Amici di Maria de Filippi riesce ad offrire una prova apprezzabile. La cover di questa sera è decisamente migliore del brano che ha presentato in gara.
Dopo la pausa per il TG1, torna per la terza volta in tre sere l’ospite fisso Tiziano Ferro. Anche lui, naturalmente, si unisce allo show delle cover, reinterprentando un brano di… sé stesso. “In mezzo a questo inverno” è la canzone proposto dal cantautore veneto. A questo proposito, troviamo estremamente sterile la polemica sfociata oggi pomeriggio: la prova vocale meriterebbe i titoli di coda, forse.
Tiziano Ferro ha appena annunciato il nuovo singolo, “Amici per errore”. Ecco svelato l’arcano: lo share di mezzanotte e trentatré è troppo ridotto per la sua personalissima promozione.
Chiude il suo mini show con la citazione “come Benigni”. Si, la noia è stata la stessa.
Un’emozione da poco
Ci vuole Beppe Vessicchio per risvegliare il pubblico sanremese, e sarà il mitico direttore d’orchestra a guidare Le Vibrazioni e Canova nella reinterpretazione del brano di Ivano Fossati scritto per Anna Oxa. L’interpretazione della cover è estremamente godibile, e la prova del gruppo milanese è una delle migliori della serata. Le Vibrazioni si candidano seriamente alla vittoria del Festival di Sanremo dopo questa interpretazione: le armonizzazioni sono perfette, il duetto esalta la voce di entrambi i cantanti, rendendo la miscela di note un mix esplosivo e vincente. Davvero bravi.
24000 baci
Diodato e Nina Zilli in una reinterpretazione del molleggiato più famoso d’Italia. Non è facile stare al passo dell’orchestra, questa sera, ma la commistione delle due voci produce un’armonia godibile e che trascorre leggera. I due cantanti non si limitano a fare una cover di Celentano, ma mettono in piedi un vero e proprio spettacolo, corredato di coreografie e momenti di spannung. Nel complesso, la prova è ottima e i due meritano gli applausi dell’Ariston. Due prove convincenti di seguito, a Sanremo, non si vedevano dal ’96.
Piazza Grande
A Tosca e Silvia Perez Cruz viene affidato il compito di commemorare uno dei maggiori esponenti del cantautorato bolognese. La versione proposta da questo strano duo è certamente alternativa. Il testo è cantato per metà in italiano e per metà in spagnolo, e le sonorità sono tipiche della penisola iberica. Per un concorrente non è mai positivo farsi rubare la scena dal proprio super ospite, e Tosca scompare completamente di fianco a Silvia Perez Cruz. Questa versione di Piazza Grande merita certamente un riascolto, ma non per merito della cantante italiana.
1950
Rita Pavone e Amedeo Minghi, ed è subito Sanremo 70. 1970.
Da buona donna che si rispetti, la Pavone si presenta in ritardo sul palco con un look che ricorda vagamente Luciana Litizzetto. Hanno il vantaggio di giocare in casa, interpretando un brano catapultato direttamente dalla loro epoca. L’interpretazione è buona, ma estremamente classica. Ciò che resterà memorabile, di questa prova, è la faccia sconvolta di Amedeo Minghi quando Rita Pavone gli stona nell’orecchio. Memorabile.
Ps. Qualcuno dello staff dica al signor Minghi di tenere il microfono più vicino alla bocca: non si sente.
Gli uomini non cambiano
Achille Lauro canta Mia Martini. Le premesse per la tragedia ci sono tutte. Annalisa lo accompagnerà in questa tragedia?
Con un look da David Bowie, Achille Lauro stupisce sul palco: lascia ad Annalisa le parti più tecniche e che richiedono necessariamente un tono alto, mentre interpreta in maniera pulita la parte più bassa della canzone. L’interpretazione non è perfetta, ma è ben lontana dal naufragio che si prospettava alla vigilia.
Alla fine, la prova risulta anche godibile, ed Annalisa merita l’applauso dell’Ariston. Per Achille Lauro vale lo stesso discorso di Tosca: vestirsi da Duca Bianco non ti conferisce il suo stesso talento.
Canzone per te
Morgan, alla fine, sale come da copione sul palco dell’Ariston. Parte in pompa magna, erigendosi a direttore d’orchestra ed improvvisando un piccolo show. Bugo accompagna il solista dei Blu Vertigo. La tragedia annunciata per la prova di Achille Lauro si riversa sul brano successivo. L’interpretazione è sciapa, loro lo sanno e non fanno nulla per nascondono. Meglio dare la colpa all’organizzazione del Festival.
Pessima la prova, pessimo lo stile, pessimi loro. Riescono anche ad andare fuori sincronia nella peggiore cover della serata.
La musica è finita
Irene Grandi e Bobo Rondelli interpretano Ornella Vannoni. Siamo alla ventunesima edizione, è l’una e mezza di notte e Irene Grandi riesce a scuoterci con il suo timbro potente. Il duetto è uno dei più convincenti della serata: l’alchimia delle due voci è ottima, il ritmo cadenzato è ben tenuto e l’interpretazione risulta molto gradevole.
La menzione d’onore va all’estetista di Irene Grandi: come fa a mantenerla così giovane a cinquant’anni?
Cuore matto
Piero Pelù interpreta Little Tony. Non bastasse questa premessa, il rocker fiorentino si è presentato in completo rosso e con un pendente d’oro gigante raffigurante un cuore con le corna. Cover o imitazione?
La prova canora è in realtà valida. Il brano viene reinventato, ed è lontano anni luce dalle sonorità del 1967. Il ritmo è moderno e viene supportato da una batteria incalzante. Anche il basso regge bene il ritmo, raddoppiando la velocità della canzone. La prova di Pelù, in realtà, è estremamente convincente. Forse, nella sua mente, sta cantando Toro Loco.
La vera sorpresa arriva alla fine: il rocker duetta con Little Tony, resuscitato in formato video e trasportato direttamente da quel lontano Sanremo in cui questa canzone fece il suo esordio.
L’Ariston salta in piedi, acclamandolo.
E se me lo dicevi prima
Paolo Jannacci che canta il padre Enzo. Francesco Mandelli e Daniele Moretto accompagnano la prova, l’erede interpreta e ricorda il padre.
Quello che dovrebbe essere il più impegnativo dei tribute diventa un memorial: tra recitazione e canzone, la cover scorre via liscia, con sonorità moderne e riuscite. Una grande prestazione, sentita e profonda. Il figlio d’arte riesce a riscattare la prova di ieri sera, dimostrandosi all’altezza del palco dell’Ariston. La domanda, però, è una: perché proporre un brano con queste potenzialità ad un quarto alle due?
Non succederà più
Ci sono tutte le potenzialità per far venire giù l’Ariston. Elettra Lamborghini, la più internazionale delle concorrenti, in duetto con Miss Keta, uno dei volti più irriverenti della canzone italiana. L’audio non è dei migliori, e la bionda del duo si perde diverse volte in toni completamente sbagliati. Elettra viene strapazzata da questo turbinio, e la prova ne risulta gravemente compromessa.
Peccato, davvero. Un’occasione persa.
L’italiano
Questa è una delle canzoni che più rappresenta il nostro paese in tutto il mondo. L’Italiano è conosciuta da tutti, ovunque. A Francesco Gabbani l’ardua prova di mantenere il testimone lasciato da Toto Cotugno. La tuta da astronauta e la bandiera sventolata non aiutano il vincitore di Sanremo 2017, che appare fin troppo pacchiano. L’interpretazione non è delle migliori, ma gode dell’ovazione dell’Ariston.
Questa era l’ultima esibizione della serata.
E’ il momento del voto dell’orchestra.
Serata cover: è il momento dei verdetti
L’orchestra ha il tempo di votare, e il vuoto viene colmato dal monologo di Alketa Vejsiu sull’epoca di Tito. Per l’Albania, quello è stato un periodo estremamente duro, al pari di quello fascista durante il ventennio italiano. Il testo è commovente e ripercorre passo dopo passo la storia di Sanremo e dell’Albania comunista, che scorrono parallele lungo gli anni. La musica abbatte i confini, unisce i popoli e le nazioni, rendendoci vicini. Ricorda, poi, il padre, e in sua memoria si lancia in una cover di Bobby Solo: una lacrima sul viso. A sorpresa, arriva anche lo stesso cantante sul palco dell’Ariston.
Alketa è brava. Ha potenzialità. Potrebbe tranquillamente figurare tra i 24 cantanti in gara. Magari al posto di Morgan e Bugo.
Sul palco dell’Ariston a Star is born.
La classifica finale della serata finale è la seguente:
24 – Bugo e Morgan 23 – Elettra Lamborghini 22 – Riki 21 – Junior Cally 20 – Alberto Urso 19 – Elodie 18 – Giordana Angi 17 – Levante 16 – Achille Lauro 15 – Michele Zarrillo 14 – Irene Grandi 13 – Rita Pavone 12 – Enrico Nigiotti 11 – Raphael Gualazzi 10 – Marco Masini 9 – Rancore 8 – Francesco Gabbani 7- Paolo Jannacci 6 – Le Vibrazioni 5 – Diodato 4 – Anastasio 3 – Pinguini Tattici Nucleari 2 – Piero Pelù 1 – Tosca
Vi ringraziamo per aver passato la serata in nostra compagnia. Ci vediamo domani sera per la quarta serata del Settantesimo Festival di Sanremo.